IL DATO – In Emilia-Romagna, quasi mezzo milione di lavoratori guadagna meno di 700 euro al mese

da | 30 Mag 2025

Un’analisi della CGIL rivela un quadro preoccupante: oltre il 30% dei lavoratori del settore privato nella regione vive con stipendi da fame.

Un’indagine dell’Ufficio Economia della CGIL, basata sui dati INPS del 2023, lancia un allarme significativo per l’Emilia-Romagna. Quasi 500 mila lavoratori e lavoratrici del settore privato, ovvero oltre il 30% del totale, percepiscono un reddito netto inferiore ai 700 euro al mese. Questa fotografia evidenzia una crescente polarizzazione nel mondo del lavoro e un’inquietante incidenza del lavoro povero.

L’analisi rivela che la maggior parte di questi lavoratori è impiegata con contratti a tempo determinato e discontinui o con contratti a tempo indeterminato ma part-time. Le cifre sono chiare: quasi il 10% di questi lavoratori guadagna poco più di 6.900 euro lordi all’anno, il 6.6% si ferma a poco più di 11 mila euro, mentre il 13% supera di poco i 10 mila euro lordi annui.

A livello nazionale, lo studio indica che ben 6,2 milioni di dipendenti del settore privato (il 35,7%) nel 2023 hanno ricevuto un salario inferiore ai 15 mila euro lordi annui, il che si traduce, nel migliore dei casi, in circa mille euro netti al mese. Il quadro in Emilia-Romagna, pur non disponendo ancora di dati specifici per Parma, riflette fedelmente questa tendenza preoccupante.

L’Ufficio Economia della CGIL ha esaminato in dettaglio le tipologie contrattuali che alimentano questa situazione critica nella regione.

  • In Emilia-Romagna, oltre 155 mila lavoratori sono impiegati con contratti a termine, part-time e discontinui, e percepiscono uno stipendio medio lordo di appena 6.978 euro all’anno.
  • Un’altra fetta significativa è rappresentata da più di 103 mila lavoratori con contratto a tempo indeterminato ma part-time e discontinui, che guadagnano in media poco più di 11 mila euro lordi all’anno.
  • Infine, 215 mila lavoratori rientrano nella categoria dei lavoratori a termine, part-time e discontinui, con uno stipendio annuale lordo di 10.500 euro.

Questi dati evidenziano la fragilità di ampie fasce del mercato del lavoro emiliano-romagnolo, dove la precarietà contrattuale si traduce direttamente in redditi insufficienti a garantire una vita dignitosa.

 

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