Accoglienza dei profughi palestinesi, il collettivo interviene sul decreto e chiede un confronto pubblico

da | 24 Dic 2025

Il Collettivo San Marino per la Palestina interviene sul Decreto Legge 18 dicembre 2025 n. 154, dedicato alle misure urgenti per l’accoglienza di profughi palestinesi colpiti dalla crisi umanitaria, e si rivolge direttamente alla cittadinanza per chiarire le proprie posizioni e le motivazioni alla base del provvedimento.

Nel comunicato diffuso il 23 dicembre, il collettivo afferma: “Come Collettivo San Marino per la Palestina, sentiamo il dovere civile di rivolgerci alla cittadinanza per condividere le ragioni profonde che rendono il Decreto Legge 18 dicembre 2025 n. 154, Misure urgenti per l’accoglienza di profughi palestinesi colpiti dalla crisi umanitaria, non solo un atto necessario, ma un intervento di estrema urgenza e civiltà.”

Secondo il collettivo, il decreto non ha carattere simbolico né contingente. Viene definito “uno strumento giuridico rigoroso, che definisce con chiarezza i protocolli di assistenza e di protezione temporanea all’interno della Repubblica di San Marino”, capace di consentire allo Stato di non restare inerte di fronte a una crisi umanitaria definita tra le più gravi del nostro tempo. Il testo richiama inoltre la coerenza del provvedimento con “i valori di asilo, libertà e solidarietà che ne caratterizzano l’identità storica”.

Il comunicato ripercorre poi precedenti storici dell’accoglienza sammarinese, ricordando come durante la Seconda Guerra Mondiale la Repubblica accolse oltre 100.000 rifugiati, superando ampiamente la popolazione residente dell’epoca, e come più recentemente abbia ospitato persone in fuga dalla guerra in Ucraina. In questo solco, “l’accoglienza di 30 cittadini palestinesi si inserisce naturalmente in questa tradizione”.

Il collettivo inquadra la decisione anche nel contesto internazionale, parlando di “violazioni sistematiche del diritto internazionale” e di una situazione aggravata dall’inerzia della comunità internazionale. Nel comunicato si legge: “A dispetto dei proclami mediatici, la cosiddetta ‘pace di Trump’ non ha impedito il ripetersi di massacri né il costante venir meno dei cessate il fuoco.”

Ampio spazio è dedicato alla situazione nei territori palestinesi e in particolare a Gaza, dove “le infrastrutture civili sono state in larga parte distrutte” e “il sistema idrico è stato deliberatamente compromesso, trasformando l’inverno in un’emergenza sanitaria fatta di fango, contaminazione e malattie”. Viene inoltre denunciata l’insufficienza degli aiuti umanitari e il respingimento di beni essenziali, “come le tende, respinte con pretesti privi di fondamento”.

Il comunicato affronta anche il dibattito interno, esprimendo “forte preoccupazione per il clima di odio e di contrapposizione che emerge su alcuni canali social”. Secondo il collettivo, “l’istigazione all’odio, al benaltrismo e alla contrapposizione artificiosa tra fragilità diverse rappresenta un grave regresso civile”, e viene criticato l’uso delle difficoltà di alcune famiglie sammarinesi come argomento per escludere l’accoglienza umanitaria. “Utilizzare le famiglie sammarinesi che oggi si rivolgono alla Caritas come strumento di esclusione non rafforza la comunità, ma ne indebolisce il tessuto morale e sociale.”

Nel testo si ribadisce che la sovranità di uno Stato passa anche dalla capacità di rispondere a bisogni diversi senza creare contrapposizioni: “Essere uno Stato sovrano significa saper rispondere ai bisogni dell’intera comunità senza escludere, e allo stesso tempo avere la capacità di tendere la mano a chi fugge da una tragedia umanitaria.” Viene inoltre sottolineato che “la solidarietà non è una risorsa limitata né un gioco a somma zero” e che la fragilità può riguardare chiunque nel corso della vita.

In conclusione, il Collettivo San Marino per la Palestina annuncia “l’organizzazione di un incontro pubblico subito dopo le festività natalizie, per discutere apertamente e al di fuori dei social network di quanto sta accadendo a Gaza e in Cisgiordania”. L’incontro viene presentato come uno spazio di confronto diretto con la cittadinanza, “per ascoltare dubbi e preoccupazioni, raccogliere proposte e costruire insieme percorsi concreti di accoglienza e integrazione, nel solco della migliore tradizione sammarinese.”

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