Il Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme ha dichiarato “l’inabilitazione, in avvenire, di Giacomo Simoncini alla carica di Capitano Reggente e la sua esclusione dal Consiglio Grande e Generale e dal numero dei Consiglieri”.

La decisione arriva dopo la definizione del procedimento penale, concluso con condanna definitiva, che aveva accertato un comportamento illecito per atti indecenti avvenuto “in costanza di incarico nel semestre di vigenza del mandato e nella sede istituzionale”.

I fatti al centro del provvedimento risalgono al semestre reggenziale tra il 1° ottobre 2021 e il 1° aprile 2022, quando Simoncini ricopriva il ruolo di capo di Stato della Repubblica di San Marino. L’episodio sarebbe avvenuto all’interno degli uffici di Palazzo pubblico.

Secondo il Collegio, la condotta dell’allora Reggente ha prodotto un danno diretto all’immagine e all’autorevolezza della Repubblica. L’episodio avrebbe “compromesso l’immagine dello Stato, minando la credibilità, l’autorevolezza e il prestigio di cui quel ruolo deve essere circondato”. Il Collegio ricorda che i Capitani Reggenti, secondo la Dichiarazione dei Diritti, sono i “supremi garanti dell’ordinamento costituzionale”, e che proprio per questo l’integrità e il decoro personale assumono valore istituzionale.

La difesa del Reggente aveva negato la pertinenza del sindacato in quanto il comportamento del Simoncini andrebbe considerato come rientrante nella sua sfera personale e non potrebbe vedersi come manifestazione di un ruolo pubblico. Il Collegio respinge con decisione: “Non è sostenibile che il comportamento […] sia attribuibile alla persona senza alcun collegamento con la funzione”, considerando che l’episodio coinvolgeva un soggetto gerarchicamente subordinato e si era verificato all’interno della sede istituzionale.