Insider Politico
Parole che risuonano con forza, quelle degli ospiti al secondo Congresso di Domani Motus Liberi, dove pare ormai certa la riconferma del Presidente Lorenzo Forcellini Reffi. Una serata densa, attraversata da una linea politica netta, scolpita nei toni e nelle presenze, che ha proiettato il partito in una nuova fase, profondamente europea, radicalmente conservatrice, e tutt’altro che marginale.
A dare prestigio e direzione all’assise: Antonio Giordano, Segretario Generale dell’ECR Party e parlamentare di Fratelli d’Italia; Stefano Cavedagna, europarlamentare di Fratelli d’Italia e membro dell’ECR; e Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella e della seconda Assemblea Congressuale di DML. Presenze che non sono passate inosservate: perché non si trattava solo di fare da cornice a una kermesse congressuale, ma di gettare le fondamenta ideali di un partito che sta trovando, e forse finalmente scegliendo, la sua voce.
Una voce che, in maniera sorprendente per molti, dice sì all’Europa. Ma lo fa con i propri toni, i propri riferimenti, la propria grammatica politica.
Motus Liberi, partito giovane, ambizioso, nato come una costola tecnico-professionale dentro il panorama sammarinese, si era ritrovato negli ultimi mesi a ondeggiare tra il richiamo dell’efficienza e la tentazione del populismo. Alcune dichiarazioni in trasmissioni televisive, qualche proposta di referendum prima della firma dell’Accordo di Associazione con l’Unione Europea, avevano fatto storcere il naso a più di un osservatore. Si temeva – e forse qualcuno sperava – che il partito di Righi scivolasse verso un euroscetticismo strisciante, simile a quello in salsa vintage dei Socialisti dei Casali. Ma ieri sera, quel timore è stato spazzato via.
In realtà, la serata di ieri ha chiarito tutto. E lo ha fatto non con mezzi termini, ma con parole nitide, scandite e inequivocabili.
“San Marino deve essere in Europa.”
Lo ha detto Stefano Cavedagna, senza esitazioni, ai microfoni di San Marino RTV. Un’affermazione che non lascia margini di interpretazione: è il momento di scegliere, ed è stato scelto il campo dell’integrazione, dell’accordo, dell’appartenenza. Con una postilla fondamentale: sì, attraverso l’ECR, con un approccio critico e consapevole, ma senza più tentennamenti, senza più “acque torbide” – per usare la sua stessa metafora – bensì in quelle limpide di un europeismo identitario, patriottico, strutturato.
E a rendere il tutto ancora più inequivocabile, il videomessaggio dell’ex Primo Ministro polacco Mateusz Morawiecki, figura di riferimento dell’ECR – European Conservatives and Reformists – la famiglia politica conservatrice europea presieduta da Giorgia Meloni. Un endorsement, questo, che suggella simbolicamente la volontà di Motus Liberi di collocarsi stabilmente in un’area precisa: quella della destra europeista, patriottica, attenta ai valori, ma non chiusa in nostalgie fuori tempo.
Una svolta? Più che altro una messa a fuoco. Il partito sembra voler uscire dall’ambiguità, scrollarsi di dosso quella nebbia che talvolta accompagna i movimenti nati dal pragmatismo, e che rischia di renderli neutri, freddi, invisibili. Ora Motus si espone, si definisce, si relaziona: con Roma, con Bruxelles, con le famiglie politiche internazionali.
Per chi si era illuso – o aveva interesse – a relegare questo partito a una sterile testimonianza centrista, la serata di ieri è stata un brusco risveglio. Per chi pensava che la linea fosse ancora “da decidere”, un disegno da riempire a piacimento, le parole di Giubilei, Giordano e Cavedagna hanno riempito quel vuoto con convinzione, visione e strategia.
E così, per chi aspettava un passo falso o una chiusura su se stessi, resta solo l’amaro in bocca. Per chi invece osserva la politica con il metro del cambiamento, della ridefinizione delle posizioni e della nascita di nuove potenziali alleanze, Motus Liberi da oggi si impone come un interlocutore inevitabile.
La politica sammarinese è fatta anche di simboli, di appartenenze, di aperture. E ieri sera, in quel congresso denso di riferimenti, parole, ospiti e ambizioni, si è aperto un nuovo ciclo. Attendiamo ora le conclusioni finali dell’assise e le nomine congressuali. Ma la rotta, quella sì, è già chiara.