Credo che sia necessario da parte dei sammarinesi, e non solo dei residenti ma anche di coloro che risiedono in stati europei potersi esprimere sull’Accordo di associazione della Repubblica di San Marino all’UE tramite un referendum.
Uno strumento di democrazia che non può essere negato soprattutto quando ci sono da prendere decisioni che coinvolgono un’intera popolazione. Ma il problema non è “referendum SI o referendum NO” E’ solo questione di tempistica.
Una chiamata dei cittadini alle urne si può prevedere una volta conclusa la campagna comunicativa efficace e trasparente, che abbia spiegato, quali i vantaggi reali comporti l’Accordo di associazione, quali saranno gli strumenti adottati per conservare ciò che è rimasto della nostra autonomia e sovranità e gli eventuali sacrifici che dovremo affrontare. Solo allora, dopo un congruo periodo di tempo a firma avvenuta, sarà possibile avere le idee più chiare per dare un giudizio sereno ed esprimere la volontà se San Marino debba restare associato all’UE oppure dissociarsi.
Questo il metodo auspicabile, a suo tempo adottato l’Inghilterra Celebrare un referendum prima della firma, senza avere la certezza di cosa comporti, potrebbe delegittimare l’impegno di una intera classe politica che da anni, con tutti i governi, che si sono alternati alla guida del paese e i suoi segretari di competenza, si sono adoperati, per più di un decennio, per arrivare a questo importante e storico traguardo per la Repubblica ed in particolare per le sue future generazioni”.
Lo Stradone