C’è qualcosa di maledettamente strano nell’aria di quest’estate sammarinese. E no, non è solo l’afa che avvolge la Repubblica. È un caldo politico, artificiale, costruito a tavolino. Sembra che qualcuno stia giocando una partita folle, una roulette russa istituzionale, con il solo scopo di alzare la temperatura per arrivare a far saltare tutto. Libera e PSD, da settimane, agitano lo spettro dell’IGR come se fosse il nemico numero uno del popolo. Ma, curiosamente, lo fanno senza proporre nulla, senza numeri, senza emendamenti strutturati, senza uno straccio di alternativa seria. Solo “no”, urla e indignazione.
E allora sorge il dubbio – anzi, mille dubbi. Ma se l’IGR l’avevano messa nel programma di governo, se l’avevano condivisa, votata, approvata, allora cos’è cambiato? Forse non è l’IGR il vero problema. Forse il problema è che con quella riforma si sblocca il meccanismo più importante degli ultimi decenni: l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea. Forse qualcuno, dietro la maschera della moralità fiscale, ha solo paura che San Marino diventi finalmente un paese moderno, con regole europee, con mercati aperti, con trasparenza e credibilità internazionale.
E guarda caso, proprio ora che il memorandum con l’Italia è in dirittura d’arrivo, proprio ora che l’Europa chiede a San Marino serietà e coerenza, ecco che scoppia il teatrino. Troppo comodo. Troppo calcolato. Troppo simile a un piano studiato a tavolino da chi ha tutto da perdere se il paese fa un salto di qualità. Perché diciamolo chiaramente: se salta l’IGR, salta tutto. Salta l’intesa fiscale con Roma, salta la convergenza normativa, salta l’Europa. E qualcuno, magari proprio tra le file della sinistra, aspetta solo questo per far cadere il governo, rimescolare le carte, prendersi gli Esteri e tornare a comandare il gioco.
Ma non è finita qui. Perché a rendere il quadro ancora più inquietante è il contorno. Negli ultimi mesi sono spuntati come funghi blog, pagine social e micro-siti “indipendenti” che attaccano sistematicamente l’Europa, demonizzano l’Accordo, alimentano dubbi, paure, disinformazione. Sempre con lo stesso tono, sempre con lo stesso schema, sempre contro. E la domanda – scomoda, ma necessaria – è: chi li finanzia? Chi paga le sponsorizzate, chi tiene in piedi queste campagne così ben organizzate? Fonti ben informate sussurrano scenari inquietanti. Si parla di fondi opachi, di regie esterne, persino di denaro che potrebbe arrivare da circuiti legati alla Federazione Russa. Già, proprio quella Russia che da anni cerca di destabilizzare le istituzioni europee, di rallentare i processi di integrazione, di tenere i piccoli Stati ai margini, deboli e manipolabili.
Se anche solo un euro provenisse da lì, saremmo davanti a un fatto gravissimo. Eppure, nessuno indaga. Nessuno chiede conto. Nessuno vuole guardare davvero dietro le quinte di questa tensione estiva che sembra uscita da un manuale di strategia geopolitica.
E allora eccola, la verità scomoda: c’è chi ha paura del futuro. C’è chi teme che San Marino diventi finalmente un paese europeo, competitivo, credibile. C’è chi preferisce il pantano dell’immobilismo, la rendita di posizione, le stanze chiuse del potere. E c’è chi è disposto a tutto, anche a sabotare un intero Paese, pur di non perdere la propria influenza.
La crisi che si sta montando non è solo sul fisco. È un attacco politico, economico e forse anche internazionale al cammino di crescita della Repubblica. E chi ama davvero questo Paese, non può più tacere.