Steven Raul James, 27 anni, sammarinese, condannato in via definitiva per violenza sessuale aggravata e continuata su minori, ha continuato a lavorare fino a pochi giorni fa come cuoco jolly alla scuola elementare di Borgo Maggiore, entrando quotidianamente in contatto con i bambini.
La sua condanna – 4 anni e 4 mesi di reclusione – risale a episodi avvenuti nel 2021 in un Football Camp di Carpegna, dove l’uomo, in qualità di animatore, aveva abusato di quattro bambini di appena 10 e 11 anni. Nonostante ciò, il giovane ha potuto operare all’interno di una scuola sammarinese, un fatto che oggi solleva interrogativi inquietanti sulla mancanza di controlli nelle istituzioni educative del Titano.
James è stato arrestato sabato mattina a Riccione dalla squadra mobile di Rimini. A tradirlo sono stati i post sui social, che ne hanno rivelato la presenza oltre confine. Da aprile pendeva su di lui un ordine di carcerazione della Procura di Urbino, ma l’esecuzione è avvenuta solo ora.
Il suo avvocato, Stefano Pagliai, ha dichiarato che erano già state avviate le pratiche per consentire al giovane di scontare la pena a San Marino in base alla Convenzione europea del 1983. Tuttavia, intanto, James ha continuato a lavorare in un luogo dove avrebbe dovuto essere escluso senza esitazioni: la scuola.
L’autorità giudiziaria italiana, oltre alla pena detentiva, ha disposto che il 27enne sia interdetto per sempre da incarichi in scuole o istituti frequentati da minori, con divieto di avvicinamento a luoghi sensibili e obbligo di comunicare spostamenti e residenza alle forze dell’ordine.
Misure che arrivano solo ora, quando il danno in termini di fiducia nel sistema di tutela è già fatto.
La vicenda apre un fronte delicatissimo: chi ha permesso che un uomo già condannato per abusi su minori potesse lavorare in un ambiente scolastico?
Quali controlli vengono applicati sul personale impiegato nei servizi pubblici a contatto con i più piccoli?
Il caso James rischia di diventare un boomerang politico e istituzionale: perché stavolta non si tratta solo di una vicenda giudiziaria, ma di una falla che ha messo a rischio la sicurezza dei bambini, il bene più sacro della comunità.