Pare abbia vinto un concorso per Guardia Ecologica… ma è un Segretario di Stato. E ora che si fa?

da | 20 Mag 2025


Sì, avete letto bene. Pare che uno dei vincitori del concorso pubblico del 2023 per diventare Guardia Ecologica sia un Segretario di Stato attualmente in carica. Una notizia che non è ancora stata ufficializzata, ma che ha già acceso i riflettori – e i mormorii – tra le poltrone del potere.

E allora, lo chiediamo ad alta voce: e adesso che succede?

Secondo la normativa vigente, dopo l’esito del concorso, il vincitore deve iniziare un incarico di prova della durata di sei mesi. Non dopo la legislatura. Non “quando gli fa comodo”. Dopo l’esito. Punto.

E allora ci domandiamo: rimarrà tutto congelato fino al termine del mandato politico? Si terrà il posto in caldo per anni, mentre altri candidati attendono? È davvero questo il messaggio che si vuole mandare ai cittadini?

Ma non è tutto. Un’altra domanda s’impone con forza:
Com’è possibile che un bando uscito nel 2023 porti la sua graduatoria a galla solo oggi?

Qualcuno non aveva i titoli? C’è stato forse bisogno di “sistemare” qualcosa?

Che sia stato cucito anche questo su misura, come quello famigerato dell’ISS di cui ci siamo già occupati?

I precedenti non mancano. In passato, funzionari e vice segretari che si erano candidati a concorsi pubblici si sono dimessi, per poter svolgere regolarmente il proprio periodo di prova. Avverrà lo stesso anche questa volta?

Noi di INSIDER non lanciamo accuse. Ma pretendiamo chiarezza. Perché se chi governa partecipa a concorsi e poi resta in carica senza muovere un dito, non è solo questione di forma: è una questione di principio.

Non si tratta di “poter partecipare” – certo che può – ma di essere esempio di correttezza, di trasparenza, di responsabilità verso la funzione pubblica. Altrimenti la politica si allontana dal popolo.

E il popolo, noi lo rispettiamo. Come sempre.
Siamo partiti dal bando ISS, dove i criteri sembravano scritti per indirizzare, non per selezionare. Oggi ci troviamo di fronte a un altro caso. E il dubbio è più che legittimo.

Perché chi fa politica non è padrone delle regole, ma primo servitore della legge e della trasparenza.

 

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