Prosegue l’analisi dei dati raccolti tramite il questionario anonimo “LOTTO contro violenza, molestie e discriminazioni sul lavoro”, promosso dalla Centrale Sindacale Unitaria in occasione dell’8 marzo. Dopo una prima panoramica generale, l’attenzione si concentra ora sulle differenze riscontrate tra generi e fasce d’età, con l’obiettivo di approfondire le dinamiche di percezione, esposizione e reazione ai fenomeni oggetto dell’indagine.
DONNE MAGGIORMENTE ESPOSTE A VIOLENZA E MOLESTIE
Il 60% delle donne rispondenti ha dichiarato di aver subito almeno una forma di violenza e molestie sul lavoro (di genere, sessuale, psicologica o economica), contro il 44% degli uomini. Un dato che conferma come la disparità di genere continui a riflettersi anche nella maggiore vulnerabilità a queste gravi situazioni. Sul piano generazionale, l’incidenza si mantiene alta in tutte le fasce d’età, con un picco del 64% tra i 25 e i 35 anni e un minimo del 51% tra i 46 e i 55 anni. Questa particolare esposizione delle generazioni più giovani risulta ancor più allarmante se considerata insieme alla loro minore propensione a segnalare quanto accaduto.
Altro dato raccolto che è opportuno segnalare è quello relativo alla percezione di conoscenza del fenomeno: dato mediamente sufficiente o superiore per la maggior parte dei rispondenti. Tuttavia, le donne che hanno preso parte al questionario riportano un livello di consapevolezza lievemente inferiore rispetto agli uomini, nonostante siano più frequentemente vittime di condotte di questo tipo.
DONNE PIÙ RESTIE A SEGNALARE, MA PIÙ PROPENSE A COINVOLGERE IL SINDACATO
Il 33% delle donne ha dichiarato di non essersi rivolta a nessuno in seguito a episodi di violenza e molestie, un dato che indica una maggiore reticenza a segnalare rispetto agli uomini, i quali sono più propensi a cercare supporto all’interno dell’ambiente di lavoro. La CSU interpreta questa differenza come espressione di una paura di ritorsioni e vittimizzazione secondaria, legata anche a contesti lavorativi e culturali ancora poco sensibili o favorevoli. È interessante notare che, tra coloro che decidono di rivolgersi al sindacato, le donne risultano leggermente più presenti rispetto agli uomini. In chiave generazionale, emerge invece una minore propensione da parte dei più giovani a coinvolgere il sindacato.
Un ulteriore elemento riguarda la percezione della propria capacità di aiutare chi subisce violenze e molestie: gli uomini tendono a considerarsi più preparati, anche se tale sicurezza non sempre si basa su esperienze dirette. Al contrario, le generazioni più anziane si dichiarano più capaci di affrontare situazioni di questo tipo, evidenziando il valore dell’esperienza maturata.
UN FOCUS INTERGENERAZIONALE COME PROSSIMO PASSO
I dati suggeriscono la necessità di mettere in relazione le generazioni: i giovani, più esposti alle violenze e molestie, si dimostrano meno propensi a segnalare o rivolgersi al sindacato. Ad essi vanno affiancate l’esperienza delle generazioni più mature sia nella gestione delle situazioni di crisi sia nell’interfacciarsi ai corpi intermedi al fine di adottare un focus intergenerazionale che prenda in considerazione il quadro complessivo. Da qui l’urgenza di costruire percorsi che coniughino l’energia e la sensibilità delle nuove generazioni con le competenze e il bagaglio delle lavoratrici e dei lavoratori più esperti.
Questa seconda analisi conferma quanto il fenomeno della violenza e delle molestie sul lavoro sia trasversale, ma non omogeneo. Comprenderne le sfumature attraverso il filtro dell’età e del genere è fondamentale per progettare azioni più efficaci e mirate: formazione, informazione, prevenzione e tutela.
La CSU continuerà a produrre approfondimenti sul tema e invita tutte le persone interessate a consultare i siti ufficiali www.csdl.sm ewww.cdls.sm per rimanere aggiornate.
CSU- CENTRALE SINDACALE UNITARIA