Mistero sul comitato anti-UE, ma il PS lo appoggia subito: a chi stiamo dando i nostri dati?

da | 24 Lug 2025

⚠️ Nessun volto, solo una mail anonima. Il comitato I CapiFamiglia resta nell’ombra ma il Partito Socialista lo benedice subito, senza porsi mezza domanda. Fidarsi è bene? Firmare al buio molto meno…

Appena nato, il Comitato I CapiFamiglia – promotore del referendum contro l’Accordo di Associazione UE-San Marino – ha ricevuto l’appoggio entusiasta del Partito Socialista. Un’adesione che ha del clamoroso, considerando che nessuno conosce i nomi dei promotori, che ogni richiesta pubblica viene rimandata a una email privata e che la pagina social continua a rimanere nell’ombra. Nemmeno il tempo di capire chi siano, ed era già pronto il sostegno politico. A scatola chiusa.

Il PS si è detto “soddisfatto” della nascita del comitato, parlando di “esigenza vera e sentita” e annunciando la possibilità di un proprio quesito referendario. Ma quale esigenza democratica può fondarsi su un’iniziativa in cui la trasparenza è completamente assente? Come si può parlare di partecipazione popolare, se il primo passo – sapere chi sta raccogliendo i nostri dati – viene accuratamente evitato?

A nulla sono valse le richieste pubbliche di chiarimento. Karen Pruccoli, presidente dell’Unione Donne Sammarinesi e promotrice del referendum sull’IGV, ha chiesto pubblicamente chi fosse a capo del comitato. La risposta? Sempre la stessa: “scriva alla mail”. Anche altri cittadini hanno sollevato dubbi: “prima vorrei sapere chi sono”, “non capisco questo alone di mistero”, “una pagina social che non si può commentare è inutile”. Nessuna risposta concreta. Solo silenzi e porte chiuse al confronto pubblico.

A questo punto sorge una domanda cruciale: a cosa serve una raccolta firme dove nessuno si prende responsabilità, nessuno si mostra, e nessuno spiega come verranno trattati i dati? In assenza di un notaio, una sede fisica, o anche solo un nome, la preoccupazione è legittima: non sarà che lo scopo vero sia schedare i cittadini contrari all’accordo UE?

Il rischio di un uso improprio dei dati – o peggio, di una campagna di dossieraggio politico sotto mentite spoglie – non è più solo un’ipotesi remota. E se il Partito Socialista appoggia questa iniziativa senza pretendere garanzie, allora si rende complice di un’operazione opaca che nulla ha a che vedere con la democrazia partecipata.

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