Incidenti sul lavoro, sindacati in allarme: “Trend da invertire subito. Servono dati chiari e più controlli”

da | 17 Apr 2025

Oltre un infortunio al giorno: i numeri relativi alla sicurezza sul lavoro a San Marino nel 2024 sono tutt’altro che rassicuranti. Secondo quanto riportato dalla Polizia Civile, sono stati registrati 483 incidenti, appena sei in meno rispetto al 2023, anno che aveva già segnato un preoccupante aumento di 60 casi rispetto al 2022.

A lanciare l’allarme è l’Unione Sammarinese dei Lavoratori (Usl), che denuncia con fermezza una retrocessione nei diritti dei lavoratori: “La legge sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, considerata all’avanguardia al momento della sua stesura, non è mai stata pienamente attuata e necessita oggi di una profonda revisione. Il risultato? Troppi lavoratori esposti a rischi evitabili”.

Tra i casi più recenti e gravi, l’infortunio dell’agente Mattia Ceccoli, investito durante il servizio, ha riacceso i riflettori sull’urgenza di garantire presidi di sicurezza più efficaci, soprattutto per chi lavora in strada, e su una formazione più completa e continua.

Anche la CSU interviene con preoccupazione: “Tre gravi incidenti sul lavoro nel giro di due settimane. Un trend increscioso che va interrotto immediatamente”. I sindacati esprimono solidarietà ai lavoratori coinvolti e sottolineano con forza che la sicurezza è una responsabilità collettiva, che riguarda istituzioni, imprese e società civile.

Da qui la richiesta di più controlli, sanzioni rigorose e il coinvolgimento attivo dell’Ufficio di Statistica, affinché fornisca dati aggiornati e analizzati per permettere interventi mirati e strutturati. “L’obiettivo – afferma la Usl – dev’essere alleggerire il carico psicofisico dei lavoratori, per ridurre affaticamento, cali di attenzione e, di conseguenza, il rischio di infortuni”.

Infine, viene denunciata una prassi ormai diffusa: il riconoscimento di prognosi entro i 30 giorni, finalizzato ad evitare l’apertura di procedimenti penali a carico del datore di lavoro. Una consuetudine che, secondo i sindacati, mina la tutela reale dei lavoratori.

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