Il paradosso dell’IGR: San Marino corre verso la riforma fiscale, ma i conti pubblici non erano in ordine?

da | 28 Mag 2025


*Il paradosso dell’IGR: San Marino corre verso la riforma fiscale, ma i conti pubblici non erano in ordine?*

Le rassicurazioni ufficiali sono state continue, quasi martellanti: “I conti pubblici sono solidi”, “le agenzie di rating ci premiano”, “il sistema è sotto controllo”. Ma la velocità con cui il Governo sammarinese sta accelerando sulla riforma dell’IGR – l’Imposta Generale sui Redditi – alimenta un interrogativo cruciale: se la situazione è così stabile, perché tutta questa fretta?

Le dichiarazioni del Segretario alle Finanze Marco Gatti, pronunciate negli ultimi mesi, sembrano tratte da un manuale dell’ottimismo economico. Il 6 febbraio 2025, Gatti esultava:

> “Il mantenimento dell’investment grade da parte di Standard & Poor’s conferma la bontà delle scelte fatte. I conti pubblici sono solidi e la riforma dell’IGR sarà un passo avanti per il sistema fiscale.”

Anche a dicembre e novembre 2024, gli stessi toni: resilienza, solidità, stabilità. Eppure, dietro la narrazione rassicurante, iniziano a emergere elementi che suggeriscono una verità meno lineare. Secondo fonti interne alla maggioranza – non semplici voci di corridoio – la riforma dell’IGR sarebbe una condizione necessaria per rifinanziare il debito pubblico attraverso operazioni di rollover, previste per il 2027.

In altre parole, il sistema ha bisogno di nuove entrate fiscali per convincere i mercati della propria affidabilità. E la credibilità, in questo caso, si costruisce anche riscrivendo il sistema fiscale: più tasse, più garanzie.

Una realtà che stride con il tono celebrativo delle valutazioni internazionali. Perché, se San Marino fosse davvero in una “fase positiva”, non ci sarebbe necessità di trasmettere urgenza alle istituzioni finanziarie internazionali. Invece, si parla esplicitamente di “ridomanda fiscale” e “riforma epocale”, termini che tradiscono un bisogno pressante di liquidità e sostenibilità.

Il punto critico sta proprio qui: la riforma non è più solo una scelta strategica, ma una condizione per sopravvivere. Il debito pubblico sammarinese, pari a circa il 17% del PIL, dovrà essere rifinanziato nel 2027. Senza la riforma dell’IGR, le possibilità di farlo con successo – e senza costi esorbitanti – si riducono sensibilmente.

Ma allora, che fine ha fatto il percorso di affiancamento con il Fondo Monetario Internazionale? Era stato presentato come un pilastro di garanzia, uno strumento per traghettare il Paese verso la stabilità. Se oggi la priorità è “far cassa” in tempi stretti, cosa non ha funzionato nel dialogo con l’FMI?

Infine, il nodo più spinoso: la trasparenza. I cittadini vengono invitati a compiere un “atto di fede” verso l’amministrazione, accettando una riforma pesante senza avere chiari tutti i numeri, né le reali motivazioni di fondo. Qual è il reale stato delle finanze pubbliche? Chi decide tempi e modi della riforma? E soprattutto, a quali costi sociali ed economici?

L’urgenza con cui si muove il Governo sembra smentire le sue stesse narrazioni. Se i conti sono davvero in ordine, perché tanto nervosismo nel cambiare le regole del gioco? E se invece la situazione fosse più fragile di quanto dichiarato, perché non dirlo apertamente?

Finché queste domande resteranno senza risposta, la riforma dell’IGR non sarà solo un passaggio tecnico: sarà il simbolo di una crisi di fiducia tra politica e cittadini. E il segnale che, sotto la superficie della “stabilità”, si nascondono equilibri ben più precari.

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