“Vorrei aprire una startup a San Marino. Ma più mi informo, più mi sembra impossibile.
Questo il commento amaro di un sammarinese sui social.
Da sammarinese, dovrei sentirmi fortunato: fiscalità agevolata, sistema piccolo e (in teoria) più veloce, vicinanza all’Italia…
E invece ogni volta che ragiono seriamente su questa possibilità, mi scontro con una realtà scoraggiante.
❌ Nessun accesso a fondi europei, PNRR, bandi per startup o incentivi pubblici.
❌ Zero ecosistema innovativo: mancano coworking, mentorship, community.
❌ Niente buoni pasto, nessuna normativa moderna sullo smart working, strumenti minimi per attrarre (e trattenere) talenti.
❌ E i pochi talenti bravi che abbiamo… se ne vanno.
Esempio emblematico? BKN301, la famosa fintech fondata da un sammarinese. Ha raccolto quasi 30 milioni di euro… ma ha aperto sede legale a Londra.
Con tutti i presunti vantaggi di San Marino, com’è possibile?
E non è un caso isolato. Sempre più spesso, sento parlare di startup sammarinesi che scelgono l’Italia per partire: accesso ai bandi, meno vincoli, niente problema del rappresentante fiscale per lavorare con i clienti italiani.
🔴 La verità è che un Paese muore quando anche chi dovrebbe sentirsi privilegiato, sceglie di fare impresa altrove.
E la politica? Sta a guardare.
Come se non fosse urgente. Come se il futuro potesse aspettare.
Non voglio criticare, voglio capire:
qualcuno sta davvero lavorando per cambiare questa situazione? Voi come la pensate? Mi interesserebbe sapere la vostra opinione”.