Il comunicato – “La decisione che deve assumere Banca Centrale relativa alla sorte di Banca di San Marino arriverà alla fine di settembre, forse ad ottobre, ma sono questi i giorni in cui tutti gli elementi, che devono essere in gran parte già acquisiti, vengono soppesati. Da un lato l’offerta di un investitore, senza esperienza bancaria, che opera nel campo delle assicurazioni prevalentemente in Bulgaria e Romania, potrebbe risolvere i problemi di ricapitalizzazione dell’antico istituto, pilastro del welfare sammarinese, dall’altro il rischio di perdere il controllo di una banca che governa ancora più di un miliardo di euro di risparmi con finalità di sicurezza, di remunerazione, e di reimpiego nel sostegno dell’economia.
Certo è infatti che nel momento in cui il pacchetto di maggioranza della banca dovesse passare di mano, anche le decisioni sulla destinazione di questa enorme ricchezza potrebbero subire dei cambiamenti, trasformando una banca di territorio ad azionariato diffuso, in un centro di potere di pochi con il fulcro dei propri interessi nell’est Europa. Si tratta di un affare colossale se rapportato alle dimensioni dell’economia sammarinese e molto significativo anche per chi ha deciso di investire. L’ente, oggi proprietario di circa il 90% del pacchetto azionario della banca, non si identifica con un singolo soggetto, ma conserva la qualità propria delle casse rurali e delle casse di risparmio, di essere regolate da statuti che richiedono l’espressione di maggioranze qualificate al fine di avvalorare una proposta di natura strategica.
Risulta quindi fuori da ogni logica che un piccolo gruppo di persone, il Consiglio di amministrazione dell’Ente, nonostante abbia compiti esecutivi, possa decidere di cedere grande parte del pacchetto azionario della banca, senza richiedere all’assemblea dei soci il permesso di farlo. Solo una maggioranza dei soci dell’Ente Cassa di Faetano, oggi derubricato in associazione, ma che il nostro Tribunale giustamente continua a ritenere Fondazione, può adottare una decisione così importante in quanto legittimo proprietario. Per questo motivo 118 soci hanno chiesto, già da maggio, che tale principio venga espressamente affermato nello Statuto di ECF.
Il Consiglio di Amministrazione, ormai decisamente orientato alla vendita, avrebbe dovuto indire in tempi rapidi un assemblea per sottoporre a votazione questa proposta, ma pare che tutto sia rinviato alla fine di settembre, quando magari i necessari passi indietro saranno ancora più difficili da compiere. Nel frattempo chi è interessato alla vendita ha messo in piedi una vasta operazione per convincere qualcuno dei 118 soci a ritrattare la posizione e ritirare la firma, così che non sia più obbligatorio sottoporre all’assemblea la votazione sulla richiesta di modifica dello statuto. Una cosa è certa: i ruoli fra venditori, acquirenti, mediatori e arbitri andrebbero rispettati, pena l’insorgenza di significativi conflitti di interesse che comunque vadano le cose, dovranno essere sottoposti ad una seria verifica”.