Nel cuore dei lavori della Commissione Riforme Istituzionali, torna a farsi strada un tema cruciale e finora solo sfiorato: la collegialità del Congresso di Stato. Un principio nobile, ma che nella prassi mostra crepe sempre più evidenti. A metterlo in discussione con toni netti è stato il neo segretario di Alleanza Riformista, Gian Nicola Berti, che ha aperto un fronte di riflessione profonda sul funzionamento dell’esecutivo sammarinese.Berti, pur chiarendo di non essere un sostenitore del modello dell’“uomo solo al comando”, ha criticato duramente l’attuale sistema, definendolo “destinato a implodere”. Secondo la sua esperienza, la collegialità si è trasformata in un equilibrio precario fondato sul principio implicito del “ognuno fa ciò che vuole e non interferisce”. Il risultato? Una dinamica pericolosa in cui “tutti sono responsabili, ma nessuno lo è davvero”, lasciando spazio a storture decisionali e a una paralisi operativa.
La proposta messa sul tavolo da Berti è quella di dare al Congresso di Stato una vera e propria presidenza politica. Non si tratterebbe necessariamente di un premier, ma di tre Segretari di Stato con ruoli ben definiti, affiancati da una serie di congressisti-deputati sottoposti alle Segreterie, in grado di gestire sia la responsabilità politica sia quella organizzativa. Un modello più snello, funzionale e responsabile, che si ispira – sottolinea Berti – alla storia stessa delle istituzioni sammarinesi.
Nel frattempo, la Commissione procede secondo una tabella di marcia prestabilita, ben consapevole che la riforma non può essere affrontata a compartimenti stagni. L’adeguamento alle esigenze del futuro, anche in vista dell’accordo di associazione con l’Unione europea, impone riflessioni strutturate e rapide.