Banca di San Marino, il futuro si decide adesso

da | 9 Set 2025

SMG vuole acquisire Banca di San Marino. Tradotto: il nostro piccolo sistema bancario trema di nuovo. Qualcuno dice “opportunità”, altri gridano all’ennesimo terremoto. Intanto i cittadini si chiedono: i nostri soldi, i nostri mutui, i nostri conti correnti, che fine faranno?

È la solita storia: giochi di potere, fusioni e strategie industriali fatte nei piani alti mentre la gente comune resta a guardare. Ma attenzione: qui non si parla di bruscolini, si parla della più grande banca privata del Paese. Altro che chiacchiere da bar!

La fotografia del settore non è da sottovalutare. Negli anni d’oro la raccolta bancaria a San Marino aveva superato i 14 miliardi di euro; oggi siamo intorno ai 5 miliardi, con appena 5 banche operative rispetto alle oltre 12 presenti dieci anni fa. Il sistema si è contratto, spesso a colpi di commissariamenti e fusioni forzate: basti pensare alla vicenda Asset, alla liquidazione di Banca Cis, alle ferite mai del tutto rimarginate di Banca Commerciale. Un percorso che ha lasciato i risparmiatori scottati e spesso diffidenti.

È qui che nasce la vera paura: e se i sammarinesi tornassero a portare i soldi fuori? Non sarebbe la prima volta. Dopo il 2008, complici black list e tensioni con l’Italia, fiumi di capitali hanno lasciato il Titano per rifugiarsi in banche estere. Un danno che ancora oggi paghiamo a caro prezzo. La fiducia, infatti, è l’unica moneta che conta davvero in banca: senza fiducia, i numeri non reggono.

L’operazione SMG-BSM potrebbe diventare una svolta, ma solo se inserita in un quadro chiaro. Il rischio, al contrario, è che sembri l’ennesima partita tra gruppi economici, con i cittadini relegati al ruolo di spettatori. E di spettacoli a luci e ombre i sammarinesi ne hanno già visti troppi.

In questo scenario, l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea non è un dettaglio: è la chiave. Perché un conto è muoversi in un sistema chiuso, piccolo, autoreferenziale; un altro è giocare dentro regole certe, riconosciute e condivise dal mercato unico. L’ABS lo ripete da mesi: senza cornici normative europee solide, la stabilità resta un miraggio. L’ANIS ha sottolineato più volte che senza accesso a mercati più grandi, le nostre banche non possono reggere la competizione.

 

La politica deve decidere. Vogliamo che i risparmiatori continuino a vivere con il dubbio che i loro soldi non siano al sicuro, o vogliamo finalmente consolidare un sistema capace di attrarre fiducia e investimenti? Vogliamo restare un arcipelago fragile o costruire un porto stabile per famiglie e imprese?

 

Il futuro si decide adesso. E questa volta non basteranno conferenze stampa rassicuranti: servono numeri trasparenti, scelte nette e un’assunzione di responsabilità vera. Perché di “sorprese bancarie” i sammarinesi ne hanno già avute abbastanza.

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