Accordo UE: tra retorica e realtà
Quando il dibattito pubblico si sposta dal merito al melodramma, è sempre bene fermarsi e rimettere ordine. L’Accordo di Associazione con l’Unione Europea è tornato al centro della scena, accompagnato da toni apocalittici, riferimenti storici stiracchiati, e visioni catastrofiche degne più della narrativa che della politica economica.
L’indipendenza non è isolamento
San Marino ha costruito la propria identità su un principio di libertà, ma ha sempre saputo interagire con il mondo circostante. Oggi, in un’economia interconnessa, l’indipendenza non si misura più dalla quantità di confini che si alzano, ma dalla capacità di stare nei circuiti globali senza subire le regole altrui. Restare esclusi non significa restare liberi: significa subire, da fuori, le decisioni degli altri, senza possibilità di influenza.
Richiamarsi alla “neutralità storica” in un contesto normativo e commerciale è un’operazione concettualmente affascinante, ma poco aderente alla realtà. La neutralità, nelle forme odierne, non protegge da regole doganali, da standard digitali o da blocchi all’esportazione. E in un sistema economico in cui il 90% dell’export è diretto verso l’UE, la neutralità non può diventare alibi per non decidere.
L’accordo non è l’adesione all’Europa: un modo per restare connessi con il mondo
C’è chi descrive l’Unione Europea come un’entità in crisi, ininfluenti, sull’orlo del collasso. Tuttavia, il dato oggettivo è che decine di Paesi stanno lavorando per avvicinarsi ai suoi standard. L’Europa, pur con tutti i suoi difetti, resta il mercato più grande, integrato e regolato del mondo. Il fatto che San Marino non chieda l’adesione piena, ma solo un accordo tecnico per restare connessa alle sue dinamiche, dovrebbe rassicurare, non allarmare.
Il timore di una “invasione di manodopera estera a basso costo” è uno spauracchio che ricorre spesso nei dibattiti locali. Ma l’accordo non impone nulla sul mercato del lavoro interno. Al contrario, offre un quadro giuridico che permette di regolare, proteggere e tutelare meglio i soggetti economici locali. Nessuna liberalizzazione selvaggia. Nessuna corsa al ribasso. Solo trasparenza e reciprocità.
Il costo delle norme europee
È vero: l’adeguamento alle normative europee richiede sforzo. Ma è altrettanto vero che molte di queste norme vengono già recepite in via indiretta, perché necessarie per commerciare, collaborare, accedere a strumenti finanziari. L’alternativa sarebbe rimanere in un limbo normativo in cui si subiscono regole esterne senza alcuna voce in capitolo.
Non esiste alcun automatismo per cui la firma dell’accordo implichi tagli alla sanità o alla scuola. Le riforme sono una scelta politica nazionale. L’accordo non impone linee di austerità, né condizionalità simili a quelle viste nei Paesi membri in difficoltà. Confondere le due cose è strumentale, oltre che scorretto.
Il principio della “sovranità dimezzata” è suggestivo, ma anche qui serve chiarezza: già oggi San Marino adotta numerosi standard internazionali (in ambito bancario, fiscale, giuridico) per poter operare nel mondo. L’Associazione non è una cessione, ma una armonizzazione controllata, che può essere interrotta o rivista in qualsiasi momento.
Le paure non sono argomenti
Alla base di molti discorsi contrari all’accordo ci sono parole come “puzza”, “trappola”, “gabbia”. Ma la politica non può fondarsi sulle impressioni. Servono dati, scenari, soluzioni alternative. Al momento, chi propone di dire “no” all’accordo non ha illustrato alcuna strategia percorribile per evitare i danni già annunciati da aziende e operatori economici.
Una firma non distrugge 17 secoli di storia
Infine, va detto: nessun trattato può cancellare ciò che San Marino è. La sua forza non sta nel restare immobile, ma nel saper leggere il proprio tempo con lucidità, come ha sempre fatto nei passaggi cruciali della storia.
Spesso si definisce “traditore” chi cerca di innovare, e “patriota” chi difende lo status quo. Ma la vera fedeltà a un Paese si misura con la capacità di proteggerne il futuro, non con il culto del passato.
Un accordo non è un salto nel vuoto. È un ponte. Serve a non restare soli mentre il mondo cambia.