A Detroit il cuore di San Marino batte forte

da | 9 Set 2025

Un Paese grande come un francobollo che però arriva a far sentire la sua voce oltreoceano. Altro che “stato piccolo e insignificante”! A Detroit i Capitani Reggenti hanno incontrato la comunità sammarinese e hanno trovato applausi, orgoglio e qualche lacrima. Sì, perché quelli partiti anni fa, magari con una valigia di cartone, hanno costruito case, famiglie e imprese in America, ma non hanno mai perso l’amore per il Titano.

E allora eccoli lì, i sammarinesi d’America, fieri di cantare l’inno e di sventolare la bandiera biancazzurra. Una cartolina che fa bene all’anima. E che dovrebbe far riflettere anche chi, qui sul Titano, troppo spesso dimentica la forza delle nostre radici.

Ma Detroit non è solo emozione, è storia viva. È lì che la comunità sammarinese negli anni ’30 e ’40 trovò lavoro nelle grandi fabbriche automobilistiche, costruendo pezzo dopo pezzo non solo auto, ma un futuro dignitoso per i propri figli. E mentre qui in Repubblica si faceva fatica a tirare avanti, laggiù c’era chi inviava rimesse economiche preziose, che hanno permesso a tante famiglie rimaste a casa di sopravvivere. La diaspora sammarinese non è stata un “capriccio”, è stata una necessità, e oggi rappresenta una ricchezza enorme.

Ecco perché questi viaggi istituzionali non sono gite di piacere, come qualche solito cinico potrebbe pensare. Sono invece un ponte essenziale: culturale, economico e politico. Perché mantenere vivi i rapporti con le comunità all’estero significa avere ambasciatori naturali del Paese. Chi meglio di un sammarinese emigrato può raccontare agli americani cosa significa vivere nella Repubblica più antica del mondo? Chi meglio di chi porta nel cuore le nostre tradizioni può diventare veicolo di turismo, di investimenti, di opportunità?

Gli Stati Uniti sono ancora oggi la più grande potenza economica e politica del pianeta. E avere lì una comunità radicata, organizzata e fiera delle proprie origini non è folklore: è geopolitica. Vuol dire avere contatti con istituzioni locali, università, aziende. Vuol dire aprire canali privilegiati per il nostro export, per il nostro turismo, per i nostri giovani che cercano esperienze formative.

Eppure, troppo spesso, la politica sammarinese guarda a queste comunità come a cartoline ingiallite da tirare fuori solo in occasioni cerimoniali. Errore clamoroso. Perché Detroit, come New York, come Chicago, non sono semplici luoghi della memoria: sono leve per il futuro.

Il messaggio è chiaro: o San Marino rinsalda seriamente i legami con la sua diaspora americana — con progetti concreti di scambio culturale, con missioni economiche mirate, con un’attenzione vera ai nostri connazionali — oppure rischia di perdere una risorsa inestimabile.

A Detroit il cuore di San Marino batte forte. Sta a noi non lasciarlo andare in tachicardia per colpa dell’indifferenza.

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