In un mondo segnato da debiti crescenti, inflazione incerta e apparati pubblici spesso inefficienti, c’è chi sceglie di invertire la rotta. Gli Stati Uniti d’America, guidati dal presidente Donald Trump, hanno varato il 4 luglio una manovra fiscale che non esitiamo a definire storica: la One Big Beautiful Bill.
Una legge ambiziosa, coraggiosa, e – come recita il nome – splendidamente semplice nella sua filosofia: più soldi nelle tasche degli americani, meno burocrazia, più fiducia nell’individuo e nell’impresa.
La ricetta?
Taglio permanente delle imposte personali, azzeramento delle tasse su straordinari e mance, deduzioni fiscali maggiorate per famiglie e pensionati, incentivi agli investimenti produttivi. In poche parole, un’iniezione di libertà economica in un sistema che, per troppi anni, ha lasciato che il peso dello Stato frenasse l’iniziativa privata.
Il messaggio è chiaro: l’America non ha paura di scommettere sul suo popolo.
Naturalmente, come ogni manovra di grande portata, anche questa comporta dei rischi. Il Congressional Budget Office prevede un aumento del deficit. Ma chi conosce la storia sa che il deficit non è sempre una minaccia: può essere un investimento. Soprattutto se i capitali liberati rientrano nel circuito produttivo, generando occupazione, innovazione, dinamismo.
Il cuore di questa riforma, infatti, non è solo il taglio delle tasse. È il cambio di paradigma: uno Stato che non pretende di sapere meglio dei cittadini come usare i loro soldi. Che non punisce chi produce, ma premia chi si impegna. Che non vede il profitto come una colpa, ma come il motore di una società viva.
Le critiche, certo, non mancano. Alcuni analisti temono ripercussioni sul welfare. Ma è bene chiarirlo: non si tratta di tagliare a caso, ma di razionalizzare, rendendo il sistema sociale più sostenibile, più selettivo, più vicino a chi ne ha veramente bisogno.
La One Big Beautiful Bill è anche una scommessa politica: a pochi mesi dalle elezioni di midterm 2026, l’amministrazione Trump mostra di voler parlare al cuore della middle class americana, a chi lavora sodo, a chi sogna un’America meno dipendente dallo Stato e più fedele ai suoi valori originari.
È presto per dire se la scommessa sarà vinta. Ma una cosa è certa: gli Stati Uniti hanno scelto la via del coraggio, della fiducia nel mercato, della responsabilità individuale. E in un tempo in cui tanti governi aumentano le imposte per rincorrere i bilanci, vedere un grande Paese che punta su crescita e libertà economica è, quantomeno, un segnale da osservare con attenzione.