Dodici milioni di euro. Non bruscolini, non una svista contabile, non una spesa straordinaria per un’emergenza. Dodici milioni che l’Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici (AASS) ha stanziato — con il placet del Governo — per costituire una nuova società privata di diritto sammarinese, finalizzata all’acquisizione di partecipazioni in aziende che producono energia da fonti rinnovabili, anche fuori territorio.
Peccato che di questa società non si sappia nulla. Né il nome, né dove opererà, né con chi, né come. Ma i soldi, quelli sì: ci sono già.
A sollevare il velo su questa manovra è Repubblica Futura, che punta il dito sulla Delibera n. 300 del 18 luglio 2025.
Una delibera dal titolo ermetico (“Integrazioni di Bilancio anno 2025”) e dal contenuto criptico (“Trasferimenti a società controllate e collegate”). Tradotto: soldi pubblici spostati in silenzio e senza spiegazioni, per finanziare qualcosa che nessuno ha visto.
Strane coincidenze? Il Decreto Delegato che autorizza la creazione della nuova società (n. 97/2025) porta la stessa data della delibera e dell’incarico dato dal CdA AASS. Il tutto avviene nel silenzio più totale, mentre il Paese si prepara a una nuova stretta fiscale con la riforma IGR.
Tasse in aumento per i cittadini, spese in aumento per lo Stato.
E allora la domanda nasce spontanea:
👉 Chi decide dove vanno a finire questi dodici milioni?
👉 Qual è il progetto? Perché non se ne parla pubblicamente? Dove sono i documenti?
👉 E soprattutto: è prudente spendere cifre così ingenti per operazioni potenzialmente all’estero, in un momento di piena transizione economica e sotto la lente dell’Unione Europea?
Repubblica Futura non usa mezzi termini: “In altri tempi sarebbe già scoppiato un pandemonio. Ora invece tutto avviene nel silenzio generale, in un clima di apparente serenità politica.”
E intanto ci si ricorda anche dell’impianto eolico in Liguria che AASS voleva acquistare: un affare mai concretizzato, ma già costato decine di migliaia di euro in consulenze. E ora? Nulla. Silenzio anche lì.
Il sospetto, pesantissimo, è che si stia utilizzando la leva delle energie rinnovabili — tema strategico e nobile — come foglia di fico per manovre opache, fatte lontano dai riflettori, in perfetto tempismo con il nuovo debito pubblico e le riforme fiscali che colpiscono lavoratori e pensionati.
E mentre si tagliano servizi, si aumentano le tasse e si chiede “coerenza” ai cittadini, dodici milioni di euro spariscono nel verde delle rinnovabili. Senza nomi, senza piani, senza numeri.
Una certezza però resta: a pagare siamo sempre noi.