“San Marino non è immune dalle problematiche che affliggono molti Paesi in tema di violenza e molestie sul lavoro“. È quanto riferisce l’Unione sammarinese dei lavoratori, il cui osservatorio ha raccolto “numerose testimonianze negli ultimi mesi, evidenziando casi di violenza psicologica e fisica che hanno costretto lavoratrici e lavoratori a lasciare il proprio impiego”.
“Non ce la faccio più, devo andarmene”: è la frase che più spesso viene raccolta al Punto d’Ascolto: “Talvolta pronunciata con evidente sofferenza, altre volte con la freddezza di chi ha già perso la speranza, questa frase spesso non denuncia un singolo episodio, ma una lunga serie di abusi che possono configurarsi come mobbing. Si va dalle sfuriate del superiore, condite da commenti umilianti o insulti davanti a colleghi e clienti, sopportate per troppo tempo, fino all’isolamento, ai dispetti e alle denigrazioni quotidiane da parte di colleghi rimasti ancorati a un comportamento da bulli delle scuole elementari”.
Si registrano anche” atti di aggressione fisica e avances indesiderate che degenerano in commenti volgari, maleducati, in vere e proprie molestie sessuali. No, non è vero che non si può più dire niente, come sostiene chi tenta di minimizzare”.
“Il risultato – attacca l’Usl – è sempre lo stesso: la dignità del lavoro viene svilita, trasformando l’esperienza lavorativa in una fonte di stress, fino alla fatidica scelta delle dimissioni”.
“Il giorno che mi sono licenziato ho pianto. Adesso ho paura di cercarmi un altro lavoro perché mi hanno traumatizzato e non voglio più vivere un’esperienza simile”, è un’altra testimonianza.
“Quando una lavoratrice o un lavoratore si trova nella condizione di dover scegliere tra mantenere il proprio impiego, magari con i benefici legati all’anzianità di servizio, o preservare la propria salute mentale a causa di maltrattamenti sul lavoro, non è forse questo il segnale di un sistema che non offre alternative a chi si trova in una situazione senza via d’uscita? Ancora oggi, per le dimissioni causate da violenza o molestie sul lavoro, non è prevista la giusta causa per accedere agli ammortizzatori sociali, nonostante la gravità della situazione”, osserva l’Usl.