Turista riminese violentata in vacanza: oltre allo stupro contestato anche il revenge porn

da | 15 Ott 2025

Si fa ancora più pesante la posizione dei quattro giovani pugliesi, di età compresa tra i 22 e i 25 anni, accusati di aver violentato una 23enne riminese in vacanza nel Salento l’11 giugno scorso, in una casa affittata nella marina di Mancaversa. Alla già grave contestazione di violenza sessuale, la procura ha ora aggiunto un secondo capo d’imputazione: revenge porn.

A firmare la nuova accusa è il pubblico ministero Maria Grazia Anastasia, che ha ritenuto rilevante la presenza di immagini e video intimi legati proprio al presunto abuso. Secondo le indagini, infatti, i ragazzi avrebbero ripreso l’atto con lo smartphone, sostenendo che si trattasse di un rapporto consenziente. Ma per gli investigatori il nodo cruciale è un altro: capire se quel materiale sia stato diffuso o condiviso con terzi.

A questo scopo, gli smartphone degli indagati, già sequestrati il giorno dopo la denuncia sporta dalla ragazza, sono ora sotto approfondita analisi. All’interno di uno dei telefoni sarebbe stato trovato il video incriminato, e saranno gli esperti a stabilire tracciabilità e destinazione delle immagini.

Intanto, l’inchiesta prosegue anche sul fronte scientifico: ai quattro giovani verrà prelevato il dna, da confrontare con il materiale biologico repertato sul corpo della riminese, che quella notte era arrivata in Puglia con un gruppo di amiche.

Secondo la ricostruzione emersa finora, i due gruppi si sarebbero conosciuti in un locale di Gallipoli, dove sarebbe nato un primo contatto. Le ragazze avrebbero poi invitato i pugliesi a raggiungere la loro abitazione. Durante il tragitto ci sarebbero già stati approcci e effusioni, e una volta arrivati nell’appartamento la 23enne si sarebbe appartata con uno dei ragazzi. È a questo punto che, secondo il racconto della presunta vittima, altri due giovani avrebbero fatto irruzione nella stanza per abusare di lei. Un quarto indagato non avrebbe preso parte materialmente all’atto, ma – sospettano gli inquirenti – non avrebbe fatto nulla per impedirlo.

La ragazza, in stato di forte agitazione, avrebbe confidato tutto alle amiche poche ore dopo. Quindi la corsa al pronto soccorso di Gallipoli, dove i medici avrebbero riscontrato segni compatibili con abusi multipli e violenti. Una volta dimessa, si è rivolta ai carabinieri, dando avvio a un’indagine che in breve tempo ha portato all’identificazione dei quattro presunti responsabili, assistiti dagli avvocati David Alemanno, Andrea Starace e Biagio Palamà.

Ora la parola passa agli accertamenti tecnici. E quelle immagini, girate nella stanza di Mancaversa, potrebbero diventare l’elemento decisivo dell’intero procedimento.

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