Convocazione lampo per la Commissione Affari esteri, che ha respinto con 9 voti contrari, 3 favorevoli e 1 astenuto l’ordine del giorno presentato da Domani Motus Liberi e Repubblica Futura, finalizzato a impegnare il Congresso di Stato a dare piena esecuzione a quanto previsto dalla legge sull’informazione in materia di testate giornalistiche online.
Al centro del confronto politico, il tema dei blog online che scrivono ricorsivamente su San Marino, spesso fuori dal perimetro normativo delle testate giornalistiche. Per Fabio Righi (DML), la situazione è “aberrante”, con attività svolte “in modo abusivo, minando la dignità di persone e forze politiche”.
Il Segretario di Stato Pedini Amati ha ricordato che, secondo una sentenza del commissario Vico Valentini, i blog non rientrano tra le testate giornalistiche, pur riconoscendo le carenze della legge sull’informazione. Ha però segnalato un possibile accanimento politico verso GiornaleSM, oggetto di ben cinque interpellanze.
Antonella Mularoni (RF) ha parlato di trattamenti disomogenei tra blog, Matteo Rossi (PSD) ha evidenziato le lacune normative, mentre Matteo Zeppa (Rete) ha messo in guardia contro pesi e misure variabili.
La Commissione ha infine espresso parere favorevole alla convocazione del comitato di redazione RTV, dopo le segnalazioni su possibili ingerenze politiche. Pedini Amati ha auspicato chiarezza, evitando che la vicenda si chiuda senza approfondimenti.
Un ordine del giorno debole che nasconde un cortocircuito politico
L’ordine del giorno presentato da Repubblica Futura e Domani Motus Liberi, al di là della forma tecnica, sembra aver mostrato più una volontà politica di indirizzo che una reale proposta strutturata. Chiedere al Congresso di Stato di dare esecuzione a norme già previste dalla legge sull’informazione, senza accompagnare la richiesta con un’analisi concreta delle criticità esistenti, ha finito per produrre un atto generico, debole nei contenuti e fragile sul piano istituzionale.
Il riferimento alle testate online è apparso più come una reazione episodica e mirata che non un tentativo di affrontare seriamente il nodo della regolamentazione dell’informazione digitale. Fabio Righi ha parlato di “situazione aberrante”, ma lo stesso Pedini Amati, pur riconoscendo le lacune della legge, ha evidenziato il rischio di un accanimento selettivo, con cinque interpellanze concentrate su una sola testata.
Anche il dibattito ha mostrato frizioni tra le stesse forze politiche, con Repubblica Futura che denuncia disparità di trattamento tra blog e Rete che invita a non usare pesi e misure variabili. Il risultato finale è stato una bocciatura che, al netto dei numeri, certifica l’assenza di una linea politica chiara sul tema da parte degli stessi promotori dell’odg.
Intanto, sullo sfondo, resta irrisolta la questione di fondo: l’informazione digitale continua a muoversi in un vuoto normativo, ma se i tentativi di colmarlo si trasformano in strumenti di pressione selettiva, allora il problema non è solo legislativo, ma profondamente politico.