Nel pomeriggio del 14 ottobre, al Teatro Concordia di Borgo Maggiore, si sono riuniti i quadri e gli attivisti di CSdL, CDLS e USL per fare il punto dopo il confronto avuto la mattina stessa con rappresentanti della maggioranza e del Governo. Sul tavolo, naturalmente, la riforma dell’IGR oggetto delle due grandi giornate di sciopero che nelle scorse settimane avevano riportato in piazza migliaia di lavoratori.
Quella mobilitazione, sottolineano i sindacati, qualche risultato lo ha prodotto: sono stati introdotti alcuni miglioramenti alla norma. Ma la valutazione complessiva resta severa: la riforma, così com’è, è ancora lontana dall’essere un intervento “improntato all’equità e alla tutela dei redditi medio bassi”, e il tema dei frontalieri rimane «il nodo più divisivo» dell’intera partita.
Per questo la protesta non si ferma, anzi si trasforma. Da oggi prende avvio una nuova strategia: presidi mirati davanti alle sedi dei partiti di maggioranza. Il primo obiettivo è il Pdcs: fuori i lavoratori con fischietti e bandiere, dentro i segretari generali delle tre sigle seduti al tavolo con la dirigenza del principale partito governativo, guidato dal segretario Gian Carlo Venturini, per confrontarsi sulle ultime posizioni espresse nel negoziato.
E non finisce qui. Il calendario è già fissato: martedì 15 ottobre presidio davanti a Libera, giovedì tocca al Psd, venerdì sarà la volta di AR. Una sequenza destinata a mantenere altissima l’attenzione politica e mediatica.
Al termine di questo tour davanti alle sedi dei partiti – annunciano CSdL, CDLS e USL – verrà deciso come proseguire. E la prospettiva è chiara: “se necessario, saranno ancora più incisive” le prossime iniziative di mobilitazione. In altre parole, la trattativa resta aperta, ma la pressione crescerà finché la riforma non verrà ritenuta davvero giusta.




