Mancano poche ore e sarà sciopero generale: al Concordia l’ultimo attivo dei quadri di Csdl, Cdls e Usl prima della mobilitazione di domani per dire “no” alla riforma Igr. Il clima si fa teso: i sindacati parlano del tentativo di “smontare le ragioni dello sciopero” e di “disinformazione”.
Dal canto suo, la Segreteria Finanze assicura che la riforma sarà equa e progressiva e pubblica un prospetto con gli effetti. Secondo le stime, i redditi dei residenti fino a 19.500 euro – ai calcoli va sempre aggiunto il Tfr – avranno una riduzione d’imposta, quindi un risparmio. Chi ha un reddito di 26mila euro pagherà 10 euro in più al mese, fino ai 180 euro al mese per i redditi molto alti. Per i frontalieri con redditi bassi la Segreteria parla di “aumenti contenuti” (da 10 a 20 euro al mese) fino ai 90 euro mensili dei redditi alti. Ma i sindacati non ci stanno.
“Le ragioni alla base di questo sciopero – afferma Enzo Merlini, segretario generale Csdl – sono totalmente confermate, quindi i lavoratori frontalieri a parità di reddito pagheranno 700 euro di imposte in più all’anno. Nelle tabelle non si cita il raddoppio delle imposte sul Tfr, non si cita il fatto che quei numeri sono tali solo se si smaccano 6mila euro, altrimenti si pagano più tasse. Voglio vedere come faranno i redditi bassi, i pensionati non autosufficienti o i frontalieri a smaccare quella cifra. Siamo alla presa in giro”.
Appuntamento alle ore 8,30 in piazza Nazioni Unite, con la partenza del corteo fino in Piazza della Libertà, in concomitanza con i lavori della Commissione Finanze impegnata nell’esame della riforma.
“Se riempiamo quella piazza – aggiunge Milena Frulli, segretaria generale Cdls – diamo un segnale forte alla politica che, in questi giorni, la sta raccontando come vuole dicendoci che non è un obbligo spendere 6mila euro in Repubblica. Se una persona non spende 6mila euro, le tasse aumentano notevolmente, quindi diventa un obbligo per certe famiglie. Dobbiamo esserci”.
“Vi hanno detto che un giorno di sciopero vi costerà più che un intero anno di questa riforma – sottolinea Francesca Busignani, segretaria generale Usl -. E’ chiaro che un giorno di sciopero costerà qualcosa, ma si tratta di un investimento per il futuro: per far capire che noi non siamo il salvadanaio di nessuno. Dobbiamo essere tutti in piazza per dire ‘no’ alle mani in tasca di chi ha sempre pagato. Iniziate a far pagare chi, in questo Paese, non lo ha mai fatto”.