San Marino, UE e verità scomode: chi ha paura dell’Accordo di Associazione?

da | 13 Apr 2025

di Insider Politici – La recente puntata di “Viceversa” su San Marino RTV, condotta con acume da Silvia Pelliccioni, ha avuto il merito di mettere nero su bianco ciò che da mesi si bisbiglia nei corridoi del potere e tra le pieghe della diplomazia: l’Accordo di Associazione tra San Marino e l’Unione Europea è la svolta del secolo, ma anche il banco di prova finale per la politica del Titano.

I protagonisti in studio? Luca Beccari, che difende l’accordo come “prospettiva di stabilità normativa e crescita economica”, rassicura sulle prerogative della sovranità e annuncia che la ratifica potrebbe avvenire prima dell’estate. Rossano Fabbri mostra toni più tecnici, preoccupato di garantire l’interesse del tessuto imprenditoriale e la competitività del sistema. Fabio Righi, voce di Domani Motus Liberi, incalza sui rischi di un eccesso di burocrazia europea e chiede: “Davvero sappiamo dove ci porterà questo trattato?” e sottolinea che la sua forza è per un referendum ma è importante informare bene tutti i cittadini onde evitare un voto inconsapevole.

Da Roma arriva un endorsement pesante. L’on. Giglio Vigna, presidente della Commissione Politiche UE della Camera, parla chiaro: La Repubblica italiana farà di tutto per appoggiare San Marino in questo iter.

Nicola Renzi, in collegamento, rimarca come la sua forza politica sia convinta del percorso di Associazione e ricorda come in aula si sia arrivati ad un ordine del giorno sottoscritto all’unanimità proprio per unirsi verso questo grande obbiettivo, nota critica il mancato coinvolgimento nella trasferta romana. 

E poi, tra le righe, il vero nodo: servizi finanziari, libero scambio, frontiere, fiscalità, giurisdizione europea. Temi spinosi, con implicazioni profonde, che potrebbero riscrivere i rapporti tra cittadini, Stato e imprese.

Il punto?

San Marino ha davanti a sé una biforcazione storica. Può scegliere il coraggio, abbracciare le regole del grande gioco europeo, e sedersi finalmente al tavolo dei grandi. Oppure può ripiegarsi su un conservatorismo d’antan, che profuma di piccolo cabotaggio e paralisi.

L’accordo è una sfida di verità: per chi crede in una Repubblica moderna, competitiva, internazionale, ma anche per chi teme – spesso in buona fede – che Bruxelles possa portare più vincoli che libertà.

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