Avete presente la barzelletta ricorrente? “In certe zone di San Marino i telefoni non prendono”. Non è una barzelletta. È la triste realtà di un Paese che nel 2025 è ancora alle prese con zone d’ombra, buchi di segnale e linee che sembrano uscite dagli anni ‘90. Ma ora, qualcosa sembra muoversi.
Il Congresso di Stato, su proposta della Segreteria all’Industria, ha adottato una delibera per indicare il percorso di sviluppo delle infrastrutture TLC (telecomunicazioni), aprendo finalmente la strada – almeno sulla carta – a un nuovo piano di investimenti tecnologici.
Sì, perché mentre in Europa si corre verso il 6G, a San Marino ancora oggi ci sono intere zone dove le telefonate cadono, internet va a sprazzi e i cittadini devono arrampicarsi sui mobili per mandare un WhatsApp.
È una vergogna.
La delibera prevede un tavolo tecnico per coordinare l’intervento tra pubblico e privato e spinge per una revisione degli accordi con i gestori telefonici. Bene. Bravi. Ma attenzione: il rischio che tutto si blocchi è sempre dietro l’angolo.
E qui arriva il punto vero. Noi di INSIDER.SM auspichiamo che il Segretario Rossano Fabbri – persona concreta, capace, uno che studia i dossier e sa come si fa sviluppo – non venga ostacolato da quei soliti “amici degli amici”, quelli che per accontentare un comitato civico da 15 firme o racimolare due voti in una frazione, finiscono per sabotare tutto.
Perché diciamocelo: è anche per queste pressioni che San Marino è rimasta indietro. Che ancora ci sentiamo dire: “Qui non prende”. E non è più accettabile.
Ora è il momento di dire basta ai no pregiudiziali, alle lamentele sterili, ai “non nel mio giardino”. Se vogliamo portare San Marino nel futuro – digitale, connesso, moderno – servono decisioni coraggiose, non i soliti rinvii.
I telefoni devono prendere. Le reti devono funzionare. E se qualcuno ha paura delle antenne, forse dovrebbe preoccuparsi di più per l’arretratezza che ci isola, che ci tiene tagliati fuori dal mondo.
Il segnale va acceso. Non solo quello dei telefonini. Ma quello della politica che finalmente decide.