Siamo circondati da hacker, ransomware e truffe digitali, ma San Marino si trova tra i Paesi meno preparati al mondo in materia di sicurezza informatica.
Non è un’opinione: è scritto nero su bianco nel National Cyber Security Index (NCSI), il principale ranking internazionale sul livello di preparazione dei singoli Stati.
👉 Il dato è allarmante: San Marino ha un grado di preparazione del 22,08%, che lo colloca al 125° posto su 176 Paesi analizzati.
In altre parole: siamo nella parte bassa della classifica globale, più vicini agli “ultimi della classe” che agli Stati virtuosi.
Cosa significa in pratica
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Non esiste ancora una strategia nazionale di cybersicurezza.
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Non è operativo alcun CERT nazionale (Computer Emergency Response Team) in grado di coordinare le risposte agli attacchi.
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Le competenze sono frammentate tra uffici diversi, senza un’agenzia dedicata.
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Gli investimenti preventivi sono ridotti al minimo, nonostante gli avvertimenti degli esperti.
Un vuoto che rende il Titano fragile di fronte a fenomeni ormai quotidiani: frodi via email, ransomware, furti di identità digitali, attacchi DDoS capaci di bloccare interi sistemi.
E gli altri microstati?
Il confronto con realtà simili fa ancora più male:
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Monaco ha creato un’agenzia dedicata e nel 2024 ha persino simulato un attacco informatico su scala nazionale, coinvolgendo governo e imprese.
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Liechtenstein segue gli standard europei (NIS2), con obblighi stringenti di sicurezza per banche ed energia.
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Andorra ha imparato la lezione dopo che un attacco DDoS ha spento Internet in tutto il Paese durante un torneo online.
San Marino invece sembra vivere ancora nell’illusione che la sua piccola dimensione lo renda invisibile.
Il rischio reale
In un mondo in cui i dati valgono più dell’oro e gli hacker colpiscono chiunque, San Marino rischia di diventare:
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l’anello debole della catena, esposto ad attacchi diretti o indiretti,
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un potenziale cavallo di Troia per attività criminali verso l’Italia,
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un Paese con cittadini e imprese lasciati soli a difendersi.
LA domanda che tutti dovremmo farci è semplice: quanto tempo vogliamo aspettare prima che un attacco informatico paralizzi banche, sanità o istituzioni?
Perché il dato del 125° posto non è solo un numero su un report internazionale: è un campanello d’allarme che San Marino non può più permettersi di ignorare.