Durante la prima giornata di lavori del Consiglio Grande e Generale, a scaldare l’Aula non è stata solo la politica estera o l’energia. A gettare ombre pesanti è arrivata la questione del robot chirurgico acquistato nella scorsa legislatura, presentato allora come simbolo di modernità per la sanità sammarinese.
Ma oggi quel macchinario rischia di trasformarsi in un caso da prima pagina.
È stato Mirko Dolcini (Domani Motus Liberi) a riaprire il dossier: il consigliere ha espresso dubbi concreti sulla sostenibilità economica dell’acquisto, chiedendo verifiche puntuali sui costi e sui reali benefici per la popolazione. “Non basta vantarsi di avere tecnologia all’avanguardia – ha detto in Aula – serve capire se davvero migliora i servizi e riduce le spese sanitarie, altrimenti rimane solo un investimento di facciata”.
Dolcini ha ricordato che il robot è stato celebrato come una conquista “epocale”, ma non si hanno dati trasparenti sull’utilizzo effettivo, sul numero di operazioni eseguite e sul risparmio stimato rispetto agli interventi tradizionali. In sostanza: quanto ha reso, finora, quel macchinario costato milioni?
Il dubbio, ribadito tra i banchi dell’opposizione, è che il robot chirurgico sia diventato più un simbolo politico da campagna elettorale che un reale strumento di innovazione sanitaria.
Al momento, nessuna risposta dettagliata è arrivata dal governo. L’unico dato certo è che la questione rimane aperta e rischia di diventare l’ennesimo terreno di scontro, in un settore – quello della sanità pubblica – già sotto pressione tra liste d’attesa infinite e carenza di personale medico.
La domanda che resta sospesa, e che i sammarinesi hanno tutto il diritto di porsi, è semplice: quel robot salva davvero vite o è solo un costosissimo giocattolo parcheggiato in ospedale?