Nel pomeriggio venerdì 31 ottobre prosegue, in Consiglio Grande e Generale, il confronto sul progetto di legge sull’Imposta Generale sui Redditi (IGR). All’esame dell’aula anche il progetto di legge “Disposizioni in materia di emissioni di Titoli del debito pubblico della Repubblica di San Marino”.
Sara Conti (RF) parla di “totale mistificazione della realtà” da parte della maggioranza. Ricorda che “10mila tra sammarinesi e frontalieri sono scesi in piazza per dire no a quello scempio” e accusa il governo di dimenticare che “8mila cittadini europei ogni giorno varcano il confine per venire a lavorare nelle nostre aziende” e che “una riforma uscita così avrebbe esacerbato lo scontro sociale”. Conclude duramente: “in un Paese normale, un Segretario di Stato che ha portato avanti una riforma in questo modo, si sarebbe già dimesso”. Critiche al Segretario di Stato Gatti arrivano anche da Matteo Zeppa (Rete). Zeppa definisce Gatti “il vero sconfitto”, accusandolo di aver presentato “una riforma iniqua, discriminatoria”. Sostiene che Gatti “ha umiliato il suo stesso governo” e “ha tagliato la faccia al suo collega Beccari”, mettendo “in bilico anni di lavoro diplomatico”. Aggiunge che la riforma “va a ledere libertà che in Europa sono veri e propri capisaldi”. Marino Albani (PDCS) invece difende la riforma sottolineando il ruolo decisivo del Segretario Gatti, “riuscito nell’impresa di trovare la quadra nella trattativa tra le richieste dei sindacati e le esigenze di bilancio e di equità”. Parla di “emendamenti indispensabili per portare a casa anche questa manovra”, che “va in generale a favore delle famiglie e dei redditi medio-bassi” e rafforza “i controlli fiscali con l’incrocio dei dati”. Chiude auspicando “un apporto più positivo e costruttivo dell’opposizione”. Iro Belluzzi (Libera) sottolinea che “oggi siamo potuti entrare nel Palazzo in un clima tranquillo”, segno di “pacificazione sociale dopo due scioperi sicuramente importanti”. Ringrazia sindacati e imprese, “ossatura dell’economia della Repubblica di San Marino” e invita governo e maggioranza a rafforzare il “tavolo tripartito” tra datori, lavoratori e istituzioni. Belluzzi mette infine l’accento su “la scommessa del sistema dei controlli”. Tommaso Rossini (PSD) parla di una riforma “necessaria”, che la maggioranza ha portato avanti “con responsabilità”. “Tutti i consiglieri di maggioranza – aggiunge – hanno chiesto che queste entrate siano ridistribuite per ridurre il debito pubblico, diminuire la pressione fiscale, e soprattutto per investire in infrastrutture, crescita e sviluppo”.
Carlotta Andruccioli (Domani – Motus Liberi) dichiara che “la nostra posizione è contraria sotto tutti i punti di vista: nei contenuti, negli obiettivi, nel metodo utilizzato”. Ricorda che la riforma è arrivata con “una quantità considerevole di emendamenti che stravolgevano il testo senza alcun preventivo confronto”. Definisce la riforma “iniqua e vessatoria”, perché “l’onesto continua a pagare anche per il furbo”. Michela Pelliccioni (indipendente) sostiene che “una riforma fiscale che si voglia chiamare riforma e non riformina” avrebbe dovuto prima “valutare lo sviluppo e ridurre la spesa pubblica”. Tuttavia conferma di aver “sottoscritto gli emendamenti condivisi con i sindacati”, spiegando che “questa è l’opposizione che intendo fare: criticare ciò che serve criticare e sostenere ciò che ha merito di essere sostenuto”. Per Gemma Cesarini (Libera) “la presenza in piazza di migliaia di persone ci deve far riflettere: oltre queste mura, conta ciò che la gente sente e percepisce”. “Abbiamo preso la direzione giusta: ora dobbiamo decidere come utilizzare al meglio le risorse e raccoglierne i frutti” afferma la consigliera di Libera. Gian Carlo Venturini (PDCS) bacchetta le opposizioni che “si affannano a raccontare la loro verità, forse per giustificare il fatto che, nonostante si sia trovato un accordo importante con le organizzazioni sindacali e le categorie, hanno perso un’opportunità politica”. Si dice “curioso di vedere quale posizione prenderanno i consiglieri di opposizione” sugli emendamenti concordati con i sindacati. Emendamenti che “vanno nell’interesse dei lavoratori e dell’equità, soprattutto delle fasce più deboli”, mentre “l’opposizione avrebbe preferito andare a uno scontro”. Conclude “ribadendo la soddisfazione per il risultato ottenuto, forse l’unico possibile e il migliore in questo momento” e richiama la necessità di “mettere in atto un piano di sviluppo per il Paese e una seria spending review per ridurre la spesa corrente”. Luca Gasperoni (PDCS) chiarisce che le modifiche al testo “hanno ridotto l’impatto sui redditi più bassi e annullato l’effetto sulle fasce più deboli”, introducendo “una maggiore gradualità nelle transazioni SMAC”. Precisa che “il gettito sarà inferiore ai 20 milioni, ma la differenza sarà recuperata con controlli e spending review”, e ribadisce che “questa riforma non è un aumento delle imposte, ma una revisione complessiva dell’architettura fiscale”. “Pagare poco ma pagare tutti, per far sì che si possano mantenere le ricchezze che oggi abbiamo nel Paese: una sanità pubblica e un’istruzione pubblica – è il principio evidenziato da Paolo Crescentini (PSD) -. Siccome noi vogliamo mantenere questo status d’eccellenza, dobbiamo fare tutti un piccolo sacrificio, perché i diritti costano”. Dunque “i proventi della riforma devono essere destinati agli investimenti e al ripianamento del debito pubblico”. Matteo Casali (RF) parla di “mostro metodologico-istituzionale” e accusa la maggioranza di incoerenza: “bilancio a gonfie vele, banche a gonfie vele, debito in caduta libera; però mettiamo le mani in tasca ai sammarinesi. C’è qualcosa che non va”. Secondo Casali “prima di mettere le mani in tasca ai cittadini, bisogna ricercare il pareggio di bilancio diminuendo consulenze, viaggi, delegazioni, spese insensate”, e solo dopo “identificare gli obiettivi, gli investimenti e le modalità di riduzione del debito” dice il consigliere di Rf. E chiude: “Dopo una débâcle così bisognerebbe prendere l’IGR, le deleghe, mettersele sotto braccio e andare a casa”. Vladimiro Selva (Libera) sottolinea che “nel corso della definizione degli emendamenti c’è stata massima disponibilità da parte della Segreteria alle Finanze a discutere le proposte di Libera”, per arrivare “a una versione più equa e più giusta della riforma”. Riconosce “il rischio reale di uno scontro sociale, che per Libera era da evitare”, ma anche “la vitalità e la forza dimostrate dai sindacati”. Conclude affermando che “bisogna far tornare San Marino un luogo attrattivo non solo per chi ci vive e lavora, ma anche per chi viene da fuori”, perché “il consumo in territorio significa maggior gettito, più lavoro e più occupazione”.
“Il Segretario di Stato Marco Gatti è stato di fatto commissariato su questa vicenda dalle altre forze di maggioranza, in particolare da Libera – è l’analisi di Enrico Carattoni (RF) -. Ritengo che le concessioni fatte siano frutto del combinato disposto tra la foltissima partecipazione agli scioperi e la vicenda di Banca di San Marino”. “Con questo progetto di legge abbiamo centrato uno degli obiettivi previsti dal programma di governo: la necessità di rafforzare i conti pubblici attraverso una riforma dell’IGR improntata all’efficacia dei controlli contro l’evasione fiscale – è il parere di Guerrino Zanotti (Libera) -. È un elemento positivo che il governo e la maggioranza sappiano ascoltare le rivendicazioni e trovare il modo giusto per confrontarsi, arrivando a una definizione dei provvedimenti più equa e giusta”. Dure critiche arrivano da Giovanni Zonzini (Rete). “Sappiamo perfettamente che questa riforma è stata fatta per cercare una qualche forma di equilibrio di bilancio, che è evidentemente perduto. Noi venivamo derisi e tacciati come analfabeti perché dicevamo che il bilancio era messo male, e i fatti si sono incaricati di darci ragione Come si fa una spending review se, nel vostro programma, si registra un aumento di 166 dipendenti pubblici in un anno e mezzo?”
Alle 19.20 i lavori vengono sospesi. Riprenderanno lunedì.
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