Il Partito dei Socialisti e dei Democratici definisce “un passo avanti moderno e condiviso” l’esito dei lavori della Commissione Consiliare Permanente I, che ha dato via libera senza voti contrari al progetto di legge sulla cittadinanza per naturalizzazione presentato dal Segretario di Stato agli Affari Interni, Andrea Belluzzi. Nel comunicato il PSD parla di “piena soddisfazione” e descrive il voto come un momento che “testimonia come su un tema sensibile e identitario per la Repubblica si sia formata una convergenza trasversale e una comune consapevolezza”.
Il punto centrale della riforma è il superamento dell’obbligo di rinuncia alla cittadinanza d’origine. Nel testo si legge che “chi diventa cittadino per naturalizzazione non sarà più obbligato a rinunciare alle cittadinanze d’origine”. La scelta è definita “in linea col nostro tempo”, perché inserita in un contesto in cui le persone vivono identità multiple e legami transnazionali. Secondo il PSD, l’impostazione non indebolisce l’appartenenza, ma “la rafforza, proprio perché la cittadinanza diventa una scelta più consapevole e meno punitiva”.
La riforma introduce anche requisiti di preparazione linguistica e civica. Il comunicato sottolinea “la conoscenza della lingua italiana e il superamento di una prova sulla storia e sulle istituzioni sammarinesi”, elementi considerati necessari affinché l’accesso alla cittadinanza sia accompagnato da un percorso di integrazione e da “un chiaro impegno verso i valori della Repubblica”. In questo quadro, il PSD ritiene che apertura e tutela dell’identità “non sono in contraddizione”, ma convivano in un equilibrio che il progetto di legge mira a consolidare.
Tra gli aspetti richiamati con maggiore enfasi c’è la norma transitoria, ritenuta dal partito “importante” per evitare penalizzazioni legate alla precedente normativa. In particolare, il comunicato evidenzia che la disposizione tutela “gli originari figli di un solo genitore sammarinese che non hanno presentato nei termini la dichiarazione di mantenimento della cittadinanza” e “i naturalizzati cancellati dalle liste dei cittadini perché non avevano effettuato la rinuncia alla cittadinanza d’origine entro i cinque anni”, qualora la cancellazione sia avvenuta nei due anni precedenti l’entrata in vigore della nuova legge.
Il PSD richiama anche l’Ordine del Giorno collegato al progetto, con cui il Consiglio Grande e Generale impegna il Governo a costituire un tavolo per la redazione di un Testo Unico sulla cittadinanza. “Oggi la normativa è frammentata in 18 disposizioni diverse” si legge nella nota, una stratificazione che rende difficile lettura e applicazione. Per il partito, un riordino organico è “indispensabile per dare chiarezza ai cittadini” e per favorire “una riflessione più ampia sul concetto di cittadinanza in un piccolo Stato dentro un mondo globalizzato”.
Con la chiusura dei lavori in Commissione, il provvedimento si avvia ora alla seconda lettura in Consiglio Grande e Generale, ultimo passaggio prima dell’approvazione definitiva. Il PSD ribadisce il proprio impegno per una riforma che definisce “equilibrata e profondamente rispettosa dei valori democratici e comunitari” della Repubblica.




