Rapina sul lungomare: giovani turisti minacciati con un coltello, processo a dicembre

da | 16 Ott 2025

Una rapina che ha scosso la calma del lungomare Tintori si è trasformata rapidamente in una vicenda giudiziaria che arriverà in aula a dicembre. La notte dell’aggressione, tre giovani turisti tedeschi in vacanza si sono visti puntare contro un coltello e costretti a consegnare i pochi soldi che avevano con sé: in tutto 15 euro.

I fatti risalgono al 20 agosto dell’anno scorso, poco prima delle cinque del mattino, in una zona solitamente tranquilla tra locali e stabilimenti ormai chiusi. L’allora 17enne si è avvicinato ai tre ventenni approfittando del buio e, brandendo un coltello con lama ricurva di circa sette centimetri, ha intimato loro di consegnare il denaro «altrimenti li avrebbe accoltellati». Il giovane è fuggito con un bottino misero — circa cinque euro a testa — ma la fuga è stata breve: quattro agenti della Polizia di Stato lo hanno bloccato poco dopo.

Durante la perquisizione e nel tragitto verso la questura il ragazzo ha rivolto minacce pesanti agli agenti, pronunciando frasi che poi verranno riportate anche agli atti dell’inchiesta: “vediamo poi in questura cosa ti faccio”, “se vi prendo senza divisa vediamo cosa fate” e “voi finite male stasera”. Una volta negli uffici, le intimidazioni sono proseguite con lo stesso tenore, fino alla minaccia di andare a prenderli «uno ad uno» con alcuni amici se non lo avessero lasciato andare.

Dalle indagini è emerso che il giovane, nel frattempo diventato maggiorenne, si trova attualmente in carcere. Il gip ha accolto la richiesta di giudizio immediato presentata dal sostituto procuratore, così il processo si aprirà di fronte al collegio penale presieduto dalla giudice Fiorella Casadei. La difesa è stata assunta dall’avvocata Velia Ricciardi del foro di Rimini.

Le imputazioni a carico del 18enne non si limitano alla rapina: dovrà rispondere anche di minacce, resistenza a pubblico ufficiale e porto abusivo d’armi. Sulla base delle accuse formulate, il giovane rischia una pena che può andare da un minimo di sei a un massimo di vent’anni di carcere, qualora venisse riconosciuta la piena responsabilità penale per tutti i reati contestati.

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