Dopo settimane di silenzio, Michela Pelliccioni è intervenuta ieri in Consiglio Grande e Generale per chiarire le ragioni della sua uscita da Domani Motus Liberi, replicando con fermezza agli attacchi subiti dal partito.
Ha spiegato di aver lasciato il gruppo per coerenza personale e politica, denunciando un ambiente dominato da sospetti, ambiguità e prevaricazioni. Pelliccioni ha definito le accuse ricevute – dall’aver agito per interessi economici fino ad essere dipinta come “stratega del tradimento” – una vera e propria “campagna di delegittimazione personale e politica”, fatta di insulti, manipolazioni e perfino pressioni sui suoi familiari.
L’ex Motus ha ricordato come il partito abbia ripetutamente attaccato chi lo abbandonava, senza mai fare autocritica, arrivando a comportamenti che – ha detto – «somigliano pericolosamente a movimenti autoritari che reprimono il dissenso».
Pelliccioni ha inoltre puntato il dito contro le contraddizioni di Motus sul tema Europa, accusando il movimento di non assumere una posizione chiara e di preferire l’opportunismo politico. Sull’accordo di associazione con l’UE ha ribadito il suo sostegno al percorso di integrazione, ritenendolo necessario per non isolare il Paese in un contesto internazionale in rapido mutamento.
Chiudendo il suo intervento, Pelliccioni ha rivendicato la scelta di restare in Aula e di continuare il suo impegno politico: «San Marino merita più coerenza, stabilità, verità. Io resto qui, con il coraggio di dire basta».
L’intervento integrale:
INTERVENTO DI MICHELA PELLICCIONI — COMMA COMUNICAZIONI
Grazie Eccellenze,
è venuto il mio tempo di parlare.
Dopo settimane in cui ho scelto il silenzio per rispetto delle istituzioni e per senso della misura, oggi, con serenità ma con fermezza, sento il dovere di restituire verità e dignità a ciò che è stato detto e scritto su di me.
Ho lasciato Domani Motus Liberi con una decisione ponderata, personale. L’ho fatto per coerenza, non per convenienza. L’ho fatto perché non riconoscevo più nello stile, nelle parole e nelle scelte del mio gruppo.
Eppure, per aver scelto la libertà, mi sono trovata inchiodata al banco degli imputati di un Tribunale sommario, che non prevede un diritto di difesa. Hanno detto che l’ho fatto per soldi e anche per lavoro. Hanno dipinto me, una donna con vent’anni di esperienza come legale, come una stratega del tradimento.
Prima era un atto inaspettato, poi un piano studiato da mesi. Neanche gli alleati della pianificazione sono così chiari, cambiano ad ogni batter di ciglio.
La realtà, invece, è molto più semplice: sono una donna libera che ha detto basta a un modo di fare politica fondato sul sospetto e sull’ambiguità. Mi accusate di non essermi confrontata con voi prima sulle ragioni della mia uscita. Non l’ho fatto semplicemente perché sarebbe stato inutile. Non esisteva più uno spazio di ascolto sincero. Ogni parola sarebbe stata presa, manipolata, usata contro di me. Basti guardare cos’avete fatto dopo la mia replica. Una modalità già in essere da troppo tempo. E quando il confronto diventa solo prevaricazione travestita da democrazia, allora il confronto è già finito.
Del resto, non è la prima volta che qualcuno lascia Motus e si ritrova etichettato e attaccato. In questi anni sono state tante le fuoriuscite dal coordinamento e dalla base, e ogni volta lo schema è stato lo stesso: colpevolizzare chi se ne va, mai interrogarsi sulle cause e fare autocritica. Il Segretario Generale di Motus, dando pubblicamente atto della mia USCITA DAL PARTITO, ha dichiarato sui social: “ognuno è libero di fare ciò che vuole”. ESISTE COERENZA TRA CIO’ CHE DITE E CIO’ CHE FATE?
Neppure l’esito delle ultime elezioni è servito a farvi fare un’analisi sincera su ciò che non è andato e ad indirizzare un cambiamento VERO. All’ultimo Congresso, quando intervenni, anche sulle incoerenze rispetto al tema Europa, dissi: “la sala oggi è vuota, non bastano più i parenti e gli amici, ma occorre chiedersi: perché non siamo ancora riusciti ad allargare l’Assemblea? NOI CHI SIAMO?”.
Non mi era chiaro allora e non mi è chiaro ancora di più oggi, ma ciò che ho vissuto in prima persona mi porta amaramente a rispondere che il NUOVO CHE AVANZA ASSOMIGLIA SEMPRE PIU’ AL VECCHIO PIU’ VECCHIO CHE C’E’.
Nel mio caso, si è andati molto oltre. Quello che ho vissuto è stata una vera campagna di delegittimazione personale e politica. Articoli che non ho mai scritto fatti passare per miei. Insulti nei commenti, condivisioni a raffica, post offensivi firmati anche da chi siede in quest’Aula o nei suoi dintorni, minaccia di azioni legali, persino chiamate di gruppo ai miei familiari.
Questo non è confronto politico. È PERSECUZIONE. E quando una comunità politica usa questi strumenti, smette di essere comunità. E inizia ad assomigliare, pericolosamente, a quei movimenti autoritari che nella storia hanno represso il dissenso con la pressione sociale e la manipolazione del consenso. Hanno finito? VEDREMO.
Mi chiamate: “Dottoressa”, come se le capacità di una persona possano dipendano dal togliere o aggiungere titoli di studio o ruoli, come se il mio potere di crescita spetti a voi. Sapete bene che questo atteggiamento non è frutto di una rabbia passeggera, ma un modo di fare VOLUTO e COSTANTE. Vi invito a fare un esercizio di stile: prendete il libro delle ultime elezioni, arrivato alle case di tutti, guardate le vostre presentazioni di candidati, poi guardatevi dritti negli occhi e chiedetevi come COSTRUITE il rispetto e la fiducia tra le persone, necessari a consolidare e far crescere un gruppo.
Mi accusate di non rispettare le regole. Ma le regole valgono per tutti. Esiste un parere ufficiale, pubblico, della Segreteria Istituzionale, che non solo ribadisce la natura personale del mandato consiliare, ma afferma in maniera chiara e definitiva che il vincolo di mandato è contrario ai principi costituzionali della Repubblica di San Marino. È scritto nero su bianco. È legge. Ma evidentemente, per qualcuno, la Costituzione vale solo quando torna utile.
Motus non era quello delle crociate per il rispetto delle regole di diritto? Non è la prima volta che lo stesso cambia pensiero in base a chi è nel mirino. Ad esempio, lo ricordo bene— che nel novembre 2020, quando era in maggioranza, Motus si astenne sull’avvio dell’iter per il reclutamento dei Giudici, parlando di “ombre interpretative” della legge costituzionale che disciplinava la convocazione del Consiglio Giudiziario Plenario. Quella volta era fondamentale la certezza del diritto. E lo facevate mettendo in discussione perfino la posizione del vostro Reggente, il collega Dolcini.
Ricorderanno ancora gli smemorati che tutto ciò accadeva immediatamente dopo alcuni feroci attacchi in aula dell’allora Segretario Ciavatta, quando disse che un ex politico frequentava Palazzo Mercuri.
Anche quello era il tempo delle graticole morali, dei sospetti come arma politica, delle verità dette a voce alta — purché non riguardassero l’anima del partito.
Oggi, invece, i sospetti si sussurrano, si insinua, si condivide nell’ombra. Oggi, quando si parla di Europa, si lascia spazio alla confusione, all’ambiguità, alla paura. Perché? Perché avete scelto di non prendere posizione. Di parlare a tutti, per non scontentare nessuno. Questa non è leadership. Questo è opportunismo.
Oggi la politica deve guardare ad un mondo che cambia. Ad un passo dalla firma dite che il referendum va fatto necessariamente prima. Che male c’è, lo ditedal 2018. Dimenticate però che in mezzo sono passati: il Covid, il nostro debito estero, la necessità di rafforzare il nostro comparto finanziario, le difficoltà delle nostre imprese, la fine della globalizzazione, le guerre attuali, il Rafforzamento degli attori asiatici, il Rinnovamento delle istituzioni internazionali. In tutto questo,possiamo correre il rischio di rimanere isolati? Il passaggio storico è delicatissimo. Il futuro non è predeterminato, ma modellato dalle scelte fatte, affrontandole sfide con un approccio pragmatico e collaborativo.
Nella scorsa legislatura, pur nelle difficoltà dopo l’uscita di Rete, sono rimasta a sostenere la maggioranza ed il Governo proprio per completare un percorso, che oggi mi rifiuto di ostacolare.
Giustamente vanno date informazioni e studiati criteri e passaggi, ma perché continuare a dire che mancano i dati d’impatto? Ma quando sono stati presentati San Marino 2030, , la Comunità Energetica, i, quei dati, dov’erano? Eppure sui benefici di quei progetti non avete esitato un attimo.
E permettetemi un’ultima riflessione, da donna di centro, da democratica, da chi nella politica crede anche come palestra morale. Ho sentito pronunciare nomi illustri della nostra storia, anche sui social. Eppure, se si evocano figure come Clara Boscaglia, lo si dovrebbe fare con rispetto e comprensione. Perché Clara non alzava il dito contro le persone, ma indicava strade. Non lanciava accuse personali, ma costruiva pensiero. Chi la cita dovrebbe conoscerne l’eredità politica e morale, fatta di rigore, ascolto, rispetto. E forse, se quell’eredità fosse stata davvero studiata, oggi vedremmo meno odio e più responsabilità nei gesti e nelle parole.
Io rimango qui. Perché credo ancora che la buona politica esista. E che San Marino meriti molto di più. Meriti coerenza, stabilità, verità. E meriti anche il coraggio — il mio, e magari anche quello di qualcun altro — di dire: basta.
Grazie.