Si è trasformata in un vero e proprio caso politico la discussione in Commissione consiliare permanente Affari interni sul progetto di legge Casa. Durante l’esame dell’articolato, l’attenzione si è concentrata su un passaggio chiave: l’introduzione della locazione con riscatto, una formula che dovrebbe facilitare l’accesso alla proprietà immobiliare. Ma l’iter della proposta ha assunto contorni inaspettati, con una doppia votazione che ha scatenato polemiche e accuse.
Il testo era stato inizialmente respinto con 7 voti contrari e 6 favorevoli, secondo quanto dichiarato dal Presidente della Commissione Pasquale Valentini, ma dopo una sospensione dei lavori richiesta dalla Democrazia Cristiana, la stessa norma è stata ripresentata e approvata in una seconda votazione.
La locazione con riscatto prevede che parte del canone di affitto venga accumulata come anticipo sull’acquisto dell’abitazione, offrendo così un’alternativa per chi non può accedere subito al mercato della proprietà. Tuttavia, il meccanismo adottato in Commissione ha sollevato critiche non solo sul merito della proposta, ma soprattutto sul metodo.
Repubblica Futura, tra le forze più critiche, ha accusato la maggioranza di un uso strumentale delle regole parlamentari, sottolineando come la seconda votazione sia stata utilizzata per ribaltare un esito democraticamente già espresso. Un episodio che, secondo l’opposizione, mette in dubbio la correttezza del processo decisionale e crea un precedente preoccupante per la gestione dei lavori consiliari.
Il progetto di legge prosegue ora il suo cammino legislativo, ma il caos in Commissione evidenzia quanto la partita sulla questione abitativa sia anche un terreno di scontro politico, oltre che un’urgenza sociale.