L’editoriale – “Michela dice no e non chiede permesso. Michela fa paura”

da | 21 Lug 2025

C’è una cosa che fa ancora paura, più di ogni altra, nei palazzi della politica: una donna che non chiede permesso. Che sceglie da sola. Che dice no.

Michela Pelliccioni, Consigliera della Repubblica, ha lasciato Motus Liberi.

Lo ha fatto dopo settimane di ambiguità, di posizioni confuse, di tatticismi da manuale del piccolo opportunismo.

Motus si è rifiutato di firmare un ordine del giorno, condiviso da tutti gli altri partiti, che chiedeva solo di proseguire con serietà nel percorso europeo e di spiegare meglio ai cittadini cosa c’è in gioco.

Niente di ideologico. Solo buonsenso.

Eppure, Motus si è chiamato fuori. Ancora una volta.

E Michela ha detto basta.

Da lì in poi, è cominciato il peggio.

Prima le accuse sul vincolo di mandato – inesistente in una democrazia vera.

Poi il sospetto velenoso: “Dietro c’è suo padre.”

Un padre anziano e fragile, che nulla ha a che fare con la sua scelta

E infine, la coltellata più meschina: “Lo fa per i soldi.”

Come se una donna non potesse decidere con dignità, per convinzione.

Come se ci fosse sempre un prezzo da spiegare, un motivo torbido da stanare.

Ma il punto più basso è questo:

le donne di Motus non parlano.

Stanno in silenzio.

Mentre una di loro viene attaccata, messa in discussione, colpita come donna e non come politica.

Nessuna prende posizione. Nessuna la difende.

E allora viene da chiedersi: a cosa serve parlare di parità, se poi ci si gira dall’altra parte quando colpiscono una delle tue?

E intanto, gli uomini di Motus infieriscono.

Alcuni con comunicati velenosi. Altri con post sottili e allusivi. Altri ancora con l’ambizione ben visibile negli occhi: aspettano che Michela si dimetta per prendere il suo posto.

Il conto non è difficile: togli una donna libera, metti un uomo obbediente.

E tutto questo in un partito che doveva rappresentare il “nuovo”.

Il nuovo che zittisce le donne. Il nuovo che colpisce chi non si piega. Il nuovo che assomiglia terribilmente al peggio del vecchio.

Ma Michela non si è zittita.

E non è sola.

Quello che ha subito è il meccanismo perfetto della delegittimazione femminile, lo stesso che in mille forme ogni giorno dice alle donne:

“Non sei tu ad aver scelto.”

“Dietro di te c’è sempre un uomo.”

“Lo fai per convenienza.”

È lo stesso veleno che alimenta la violenza psicologica, il sessismo istituzionale, il controllo sociale.

La stessa mentalità che preferisce donne silenziose, grate, sottomesse.

Ma Michela ha alzato la voce.

Ha detto no.

E così facendo, ha fatto paura.

Perché ha spezzato un meccanismo. E ha aperto una strada.

Chi oggi la attacca, la scredita, la ridicolizza, dovrebbe vergognarsi.

E chi resta in silenzio, dovrebbe farsi una domanda: a che punto siamo arrivati, se nemmeno tra donne ci si difende più?

 

Michela fa paura.

Ma solo a chi ha paura delle donne libere.

E quelle, grazie a Dio, sono sempre di più.

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