Nella mattinata di venerdì 31 ottobre inizia, in Consiglio Grande e Generale, la lunga maratona legata al progetto di legge sull’Imposta Generale sui Redditi (IGR). All’esame dell’aula anche il progetto di legge “Disposizioni in materia di emissioni di Titoli del debito pubblico della Repubblica di San Marino”.
I lavori si aprono con la lettura delle relazioni di maggioranza e minoranza in seguito al passaggio del Pdl sull’IGR in Commissione Finanze.
QUI IL REPORT INTEGRALE A CURA DI ASKANEWS
Il Segretario di Stato Marco Gatti apre il suo intervento spiegando che il Pdl sull’IGR “è una modifica su un tema che difficilmente potevamo attenderci non suscitasse dibattito o contrapposizione forte, perché è un tema sensibile”. Sottolinea che si tratta di “un tema del programma di governo, uno dei punti fermi”, e che, anche se “il bilancio dello Stato è in una situazione di miglioramento e stabilità”, rimane “un bilancio debole, soggetto a criticità derivanti anche da crisi esterne che influenzano l’economia”. La responsabilità politica, afferma, è quella “di portare avanti quelle riforme e modifiche normative che possano migliorare e rafforzare il bilancio, e quindi anche le conseguenti politiche di bilancio”. Il confronto con le forze politiche e le parti sociali porta a diverse valutazioni: “Non siamo partiti bene, in particolare nel confronto con il sindacato”, spiega. “Non voglio attribuire colpe, perché quando non si trova un dialogo la responsabilità è condivisa”. “Maggioranza governo – aggiunge Gatti – si sono presentati in Commissione con una serie di emendamenti che, su molti punti, recepivano quanto emerso dal confronto con categorie economiche e sindacato. Tuttavia, ciò è stato ritenuto insufficiente, tant’è che vi è stato uno sciopero, nato rispetto all’impostazione della prima lettura, che aveva un suo modello specifico, in particolare riferito ai redditi da lavoro autonomo, dipendente e da pensione. La richiesta era di rivedere quel modello.” Secondo Gatti, “la responsabilità politica impone di considerare anche il clima nei luoghi di lavoro, che devono essere ambienti sereni dove persone provenienti da Paesi diversi collaborano senza tensioni.”. Gatti chiarisce che “ci siamo messi al tavolo chiarendo due punti fondamentali: il valore della trasformazione delle deduzioni in detrazioni, che dal nostro punto di vista, come governo e maggioranza, era un aspetto importante perché permette di trasformare un sistema fiscale oggi regressivo in un sistema più progressivo, dove il peso fiscale cresce con il reddito; e, dall’altro lato, la volontà di valorizzare la SMAC, tenendo però conto della necessità di preservare le categorie più deboli.” Un intervento significativo, spiega il Segretario, riguarda la detrazione sulle spese effettuate in territorio. “Qui abbiamo cambiato completamente modello rispetto all’impostazione della prima lettura e a quella provata in Commissione Finanze. Abbiamo eliminato il bonus, partendo dall’idea di trovare un modello che consentisse un equilibrio possibile, pur sapendo che avremmo perso una parte di gettito. Abbiamo ritenuto però che quel gettito fosse meno importante rispetto al recupero di una pace nel mondo del lavoro.”
Gian Nicola Berti (AR) sottolinea che la riforma IGR nasce in un contesto politico complesso, ma rappresenta “un segno della vitalità della democrazia sammarinese” e dell’interesse dei cittadini verso la politica. Ribadisce che i principi condivisi con il sindacato sono “l’equità fiscale” e “una modifica delle basi imponibili e delle sfere di influenza della fiscalità sammarinese”. Ammette che “non siamo stati bravi, come maggioranza, in un certo momento politico dal punto di vista della comunicazione”, ma difende l’impianto della riforma che “punta a una tassazione più giusta e più equa… una detassazione per i redditi minimi, un pareggio per i medi e un aumento contenuto per i più alti”. Sottolinea l’importanza della SMAC come strumento “di incentivazione del nostro sistema economico, ma anche di emersione di un’economia sommersa”, e invita a “non concentrarci su ciò che non abbiamo raggiunto, ma su ciò che abbiamo raggiunto”. Critica infine le opposizioni, sostenendo che “il sindacato vi ha dimostrato non solo che la legge era emendabile, ma che evidentemente avete preso un granchio e, come sempre, finite per fare la solita brutta figura.”
Giulia Muratori (Libera) evidenzia che il progetto di legge “arriva in seconda lettura con un’impostazione profondamente diversa rispetto alla prima versione, la quale, a nostro avviso, incideva in modo eccessivo sui lavoratori dipendenti e sui pensionati”. Spiega che dopo le proteste e “due scioperi generali nei quali migliaia di lavoratori ci hanno detto chiaramente di non condividere una parte sostanziale del provvedimento”, la maggioranza ha sentito “la responsabilità di ricucire e il dovere di ridurre la distanza che si era venuta a creare tra istituzioni e cittadini”. Il punto di svolta arriva “nel momento in cui le organizzazioni sindacali hanno presentato una proposta concreta, accettando il modello SMAC ma chiedendo di rimodulare le soglie in modo progressivo in base ai redditi e di garantire la parità di trattamento tra lavoratori residenti e frontalieri”.
Silvia Cecchetti (PSD) spiega che “questo intervento fiscale rispetto ai precedenti si colloca in un contesto del tutto nuovo”, legato al percorso verso “la sottoscrizione dell’accordo con l’Unione Europea”. Sottolinea che si tratta “di una manovra tecnica” che, attraverso “il passaggio dal sistema delle deduzioni al sistema delle detrazioni rispetto alla SMAC”, mira a “rendere più equo il sistema fiscale”. Ricorda che la prima versione del progetto “ha creato subito una prima frattura” per la disparità verso i frontalieri, ma “il contributo del sindacato, anche di carattere tecnico, ci è stato necessario per rivedere e migliorare l’intervento normativo”, portando a una mediazione con tutte le parti. Evidenzia infine che per il PSD la vera sfida inizia dopo: “il maggior gettito dovrà essere destinato a investimenti strutturali”, e avverte che “questo intervento fiscale non ha senso se, oltre alle imposte dirette, non agiamo anche sulle imposte indirette… dobbiamo introdurre il sistema IVA.”
Gaetano Troina (D-ML) critica la totale mancanza di confronto. Sostiene che l’opposizione “è sempre stata invitata all’ultimo momento, quando le cose erano già fatte, decise, impacchettate” e che “non è questo il modo di fare i confronti in un Paese democratico”. Spiega che “in Commissione si votava la riforma nella versione 2. Poi c’è stata la versione 3… e infatti c’è una nuova versione, ulteriore, del progetto di legge”, criticando la continua riscrittura del testo e chiedendo “se una riforma come questa può essere affrontata in questo modo, bypassando i passaggi istituzionali”. Troina attacca la maggioranza per essersi “a più riprese sconfessati, contraddetti e rimangiati quello che avete detto” Denuncia l’incoerenza del governo: “la cittadinanza è in difficoltà: le bollette, gli affitti; gli andiamo a chiedere più versamenti con la riforma IGR… e intanto facciamo investimenti milionari fuori dal territorio con risorse pubbliche”. Conclude chiedendo chiarezza e trasparenza: “Non abbiamo mai visto una proiezione, una tabella ufficiale di quali sono gli impatti che questa riforma ha sulla nostra società”.




