Mentre nel mondo impazzano le ambiguità, le ipocrisie dei salotti internazionali e il balletto insopportabile del “né con gli uni né con gli altri”, la Repubblica di San Marino – sì, quel minuscolo Stato che però da secoli non ha padroni – ha compiuto un gesto di coraggio, dignità e chiarezza: il Consiglio Grande e Generale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che impegna il Paese al riconoscimento dello Stato di Palestina entro il 2025.
Unanime, sì. In tempi in cui è difficile persino trovare accordo sul meteo, l’unanimità su un tema che fa tremare i polsi ai giganti della diplomazia mondiale è qualcosa che va raccontato, e non sottovoce.
Ma non basta. Non è stata una dichiarazione di maniera, non è stato un appello vago come se ne sentono a decine ogni settimana tra Bruxelles e Ginevra. San Marino ha messo nero su bianco, in un documento denso, profondo, articolato, il proprio impegno a favore del principio “due popoli, due Stati”. Ha denunciato – con parole ferme, senza bizantinismi – le stragi, i crimini, le sofferenze. Ha condannato con lucidità tanto il terrorismo di Hamas quanto la sproporzionata risposta militare israeliana. Ha parlato di diritto internazionale, di autodeterminazione, di neutralità attiva. E ha chiesto di agire, subito.
Parole pesanti come pietre, che non si limitano a commuovere ma a smuovere. E soprattutto – e qui sta il punto – parole seguite da atti concreti: accreditamento dell’ambasciatore palestinese, impegno a nominare un rappresentante sammarinese a Ramallah, cooperazione internazionale per gli aiuti umanitari, sostegno all’ingresso della Palestina alle Nazioni Unite. Altro che chiacchiere.
Nel cuore dell’Europa, in mezzo a un silenzio assordante che copre la sofferenza di un popolo dimenticato, San Marino ha alzato la voce. Una voce piccola, penseranno alcuni. E invece no. Una voce antica, autorevole, che non ha paura di dire ciò che molti pensano ma pochi osano pronunciare.
L’intervento del Segretario di Stato agli Esteri Beccari – documentato, vibrante, inequivocabile – è stato l’apice di una giornata che resterà scolpita nella memoria repubblicana. Così come la compostezza e la profondità degli interventi consiliari, espressione di una politica che, una volta tanto, ha saputo indossare i panni della Storia.
La Repubblica di San Marino ha dimostrato che non servono eserciti per essere autorevoli, ma servono idee chiare, coscienze sveglie, e istituzioni che sappiano ancora dire: qui non si baratta la giustizia con la convenienza geopolitica.
Alla faccia di chi pensa che i piccoli debbano solo seguire.