Governo sotto accusa, ma Canti ribatte: “Abbiamo fatto tutto ciò che era possibile, San Marino resta un Paese sicuro”

da | 17 Set 2025

Nel pieno delle polemiche sul caso del cittadino sammarinese condannato in Italia per abusi sessuali su minori, il governo ha scelto di non arretrare e di ribadire la propria linea. A parlare in Aula è stato il Segretario di Stato alla Giustizia Stefano Canti, che ha ricostruito i passaggi chiave della vicenda e difeso l’operato delle istituzioni.

Non c’è stata alcuna volontà, né da parte mia né da parte di altri, di nascondere informazioni” – ha affermato Canti, spiegando che i fatti si sono svolti a Carpegna e le denunce sono state raccolte ad Ancona. “Noi siamo venuti a conoscenza di tutto soltanto quando l’Italia ha trasmesso la richiesta di estradizione.”

Il Segretario ha ricordato che la Repubblica di San Marino non può estradare i propri cittadini, e che quindi non era possibile limitare la libertà personale del condannato. “Quanto dovevamo fare lo abbiamo fatto” – ha ribadito, ringraziando la Gendarmeria per la collaborazione con le autorità italiane che ha portato all’arresto.

Anche il Segretario Rossano Fabbri ha difeso la linea della riservatezza: “Se l’informazione fosse diventata pubblica, chi doveva essere arrestato avrebbe potuto sottrarsi all’esecuzione.” E ha aperto a un tema cruciale: la necessità di valutare se mantenere o meno la clausola dell’inestradibilità dei cittadini sammarinesi, ipotizzando strumenti alternativi per casi di questo genere.

A rafforzare la posizione del governo è intervenuto anche il Segretario Teodoro Lonfernini, che ha ammesso le criticità ma ha invitato a trasformare l’indignazione in azioni concrete:
Non è accettabile che comunicazioni così rilevanti da parte delle autorità italiane arrivino in ritardo, né che i controlli non siano tempestivi.” Ma ha sottolineato che la responsabilità non è di una sola parte politica, bensì collettiva, e che San Marino deve dare un messaggio chiaro: mai più un condannato per abusi su minori libero di circolare indisturbato.

Il governo, dunque, respinge l’accusa di inerzia e ribadisce che il Paese resta sicuro, forte della collaborazione tra le forze dell’ordine e pronto a colmare i vuoti normativi.

La linea è netta: nessuna copertura, nessun dolo, ma limiti giuridici e ritardi informativi da superare con nuove norme e più cooperazione internazionale.

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