Dopo le polemiche suscitate dal suo intervento in aula durante il dibattito sul cosiddetto “killer dei cani”, il consigliere Gian Nicola Berti ha voluto precisare alla nostra redazione il proprio pensiero.
“Possiedo una decina di cani, trovo folle avvelenarli!”, afferma Berti. “Mi è difficile pensare che un solo uomo sia il responsabile. Non credo che qualcuno possa aver agito in modo tanto sfrontato da gettare esche avvelenate dall’auto sotto gli occhi della gente”.
Nel suo chiarimento, il consigliere ha ribadito di aver elogiato apertamente il lavoro delle forze dell’ordine, le uniche – a suo dire – cui spetta il compito di individuare i colpevoli. “A loro va il merito dell’individuazione di un sospettato”, precisa. Tuttavia, Berti resta scettico sul fatto che si tratti dell’unico responsabile: “In 14 anni, possibile che non vi siano state altre mani dietro questi episodi?”.
Ciò che più ha colpito è però il passaggio in cui Berti minimizza l’idea di una commissione d’inchiesta, definendo “difficile pensare” che vi siano state protezioni politiche. “Forse vivo realtà diverse da chi fa certe accuse”, ha scritto, lasciando intendere che per lui le ipotesi di coperture istituzionali siano infondate o eccessive.
Ma il cuore della sua riflessione sta in un punto preciso: il Parlamento, secondo Berti, dovrebbe concentrarsi su altro. “Ci sono problemi più gravi”, scrive, citando la sentenza del processo penale 500/2020 in cui vengono condannati i responsabili del fallimento di Asset Banca, con accuse legate a protezioni politiche e danni potenziali per lo Stato da decine di milioni di euro.
“Forse è su questo che l’aula dovrebbe concentrarsi, più che sull’omicida dei cani o sulla vendita di partecipazioni bancarie”, ha concluso, sottolineando anche che comprende il populismo dell’opposizione, ma non quello di chi è in maggioranza.