Nasce un comitato per il referendum ma nessuno ci mette la faccia. È questo il paradosso che sta facendo discutere sui social sammarinesi attorno alla figura oscura de “I CapiFamiglia”, gruppo promotore del referendum contro l’Accordo di Associazione UE-San Marino. A sollevare per prima la questione è stata Karen Pruccoli, presidente di Unione Donne Sammarinesi, che ha posto una semplice ma cruciale domanda: “Chi sono le persone a capo del Comitato I CapiFamiglia?”
La risposta del comitato ha lasciato tutti perplessi: “manda email”. Nessun nome, nessuna trasparenza, solo una richiesta di contatto privato. Un comportamento che, per chi dice di operare in nome dell’interesse collettivo, appare al limite del sospetto.
Alla richiesta di Massimo Conti, che chiedeva ai promotori di “palesarsi”, è seguito un ulteriore intervento di Pruccoli: “Questo è un comitato civile pubblico, ci sarà qualcuno che lo coordina? Qualcuno che scrive i comunicati, credo. Non capisco il mistero. Lo dico da prima firmataria del referendum sull’Interruzione Volontaria di Gravidanza”. Anche in questo caso, la risposta del Comitato si è limitata a un generico: “se ci scrive in email le rispondo volentieri”.
Ma cosa c’è da nascondere? La raccolta firme per un referendum richiede trasparenza, regole certe e figure riconoscibili. I cittadini devono sapere chi promuove, dove firmare, come verranno trattati i dati. Invece qui si presenta un comitato che rifiuta il confronto pubblico, non fornisce informazioni chiare e si trincera dietro una casella email.
A San Marino la prassi per raccolte firme avviene con banchetti pubblici, notai, comunicazioni chiare. Nulla di tutto ciò si è ancora visto. Nessun punto firme dichiarato, nessuna presenza sul territorio, e nemmeno una pagina con i nominativi dei promotori.
Il sospetto cresce: si teme che dietro l’etichetta “I CapiFamiglia” si celi un gruppo che vuole influenzare l’opinione pubblica senza assumersi alcuna responsabilità. E in un momento in cui il Paese è chiamato a riflettere sul proprio futuro rapporto con l’Europa, questa opacità è un segnale grave.
Chi c’è davvero dietro questo comitato? Perché non si espone? E perché ogni richiesta pubblica viene sistematicamente deviata su canali privati? A queste domande, il Comitato continua a non rispondere. Ma l’opinione pubblica, stavolta, non pare disposta ad accettare il silenzio.