È stato un primo pomeriggio di tensione altissima quello del 5 dicembre nel carcere di Rimini, dove una serie di episodi ravvicinati ha trasformato in pochi minuti la routine detentiva in un quadro di emergenza continua. Tutto è iniziato intorno alle 14, quando un detenuto della terza sezione ha dato origine a una violenta colluttazione con il proprio compagno di cella. Un alterco che sarebbe potuto rientrare rapidamente, ma che invece è degenerato non appena gli agenti hanno tentato di allontanare l’uomo più agitato, trasferendolo in un’altra cella per riportare la calma.
È proprio in quel frangente che la situazione è esplosa. Il detenuto, in preda a una furia incontrollabile, ha distrutto le telecamere di videosorveglianza, i bracci dei cancelli elettronici, le plafoniere e persino il vetro della finestra della stanza dove era stato momentaneamente collocato. Una devastazione veloce e violenta, capace di rendere inagibili cinque porte e di mettere ulteriormente alla prova il personale in servizio.
Ma il caos non si è fermato lì. Quasi in contemporanea, nella quinta sezione, altri due detenuti sono arrivati alle mani, dando vita a un secondo episodio di violenza interna. E mentre gli agenti cercavano di gestire contemporaneamente le varie emergenze, un altro detenuto della terza sezione ha iniziato a compiere gesti di autolesionismo, sotto gli occhi del personale che ha immediatamente allertato il direttore dell’istituto. L’uomo, tuttavia, non si è fermato: ha continuato a ferirsi fino a procurarsi un profondo taglio alla gamba, che ha reso indispensabile il trasporto urgente in ospedale, dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico.
Il bilancio di quei minuti concitati non riguarda solo i detenuti coinvolti. Due agenti della polizia penitenziaria sono rimasti feriti durante le operazioni di contenimento e sono stati a loro volta accompagnati in ospedale per le cure necessarie.




