Il percorso verso l’Accordo di Associazione tra San Marino e l’Unione Europea continua a muoversi tra spinte favorevoli e nodi tecnici ancora da sciogliere. In Consiglio Grande e Generale, il dibattito si è riacceso attorno al tema della vigilanza bancaria, dopo le recenti perplessità sollevate dall’Italia. Un confronto delicato che potrebbe trovare una soluzione concreta con un semplice ma strategico “clarifying addendum”, senza riaprire l’intero negoziato.
Un addendum per chiarire, non per modificare. A confermare questa ipotesi è stato il Segretario di Stato agli Esteri Luca Beccari, che ha illustrato in Aula la possibilità di integrare l’articolo 88 del testo negoziato con alcune righe che specifichino le modalità di collaborazione tra le autorità di vigilanza di San Marino e degli Stati membri dell’UE, sia in ambito bancario che in altri settori. Una mossa diplomatica che punta a rassicurare Roma, senza alterare l’impianto dell’accordo. Beccari ha precisato che le autorità europee stanno valutando positivamente questa proposta, ritenuta sufficiente per superare l’impasse.
Nodo competenze: accordo esclusivo o misto?
Altro punto cruciale resta la natura giuridica dell’accordo: se rientrerà nelle competenze esclusive dell’UE, basterà la ratifica del Parlamento europeo; se sarà considerato un accordo misto, servirà invece il via libera di tutti i 27 parlamenti nazionali. In ogni caso, ha rassicurato Beccari, sarà prevista una clausola provvisoria per garantire l’entrata in vigore immediata dell’accordo, evitando lunghi tempi di attesa.
La presidenza polacca dell’UE ha confermato l’obiettivo di chiudere il processo entro giugno, mentre il Consiglio Grande e Generale si mostra compatto nel chiedere una firma rapida dell’accordo. In particolare, si punta a implementare i servizi finanziari in tempi brevi, ben prima dei 15 anni previsti dalla deroga negoziata.
Dalla Democrazia Cristiana è arrivato un appello all’unità politica, mentre Libera ha espresso pieno sostegno, chiedendo la riattivazione della commissione mista per accompagnare l’accordo. Psd ed Elego si sono detti favorevoli, con richiami alla collaborazione tra Banca Centrale e Banca d’Italia, mentre Alleanza Riformista ha sottolineato l’importanza di tutelare le specificità sanmarinesi.
Dal fronte dell’opposizione, Repubblica Futura ha chiesto maggiore trasparenza, soprattutto alla luce delle notizie emerse da Andorra sulle criticità italiane, e ha auspicato che l’addendum non si trasformi in una riapertura del negoziato con Bruxelles. Più dura Rete, che ha lamentato l’assenza di una strategia chiara del Governo per il sistema finanziario e chiesto fatti concreti. Domani Motus Liberi, invece, ha sollevato preoccupazioni sulla sovranità decisionale e sui contributi economici richiesti per partecipare a programmi europei come il Green Deal.
A rafforzare l’orientamento politico è stato l’ordine del giorno presentato dal consigliere Lorenzo Bugli (Pdcs) e firmato da tutti i gruppi consiliari, in cui si rinnova la piena volontà di collaborazione con l’UE e l’Italia, chiedendo al Governo di procedere speditamente verso la firma dell’accordo. Il documento impegna anche a coinvolgere la cittadinanza, convocare la commissione mista, valutare gli impatti sociali ed economici dell’intesa e formare il personale della PA.
Il Consiglio riprenderà domani i lavori con l’esame delle ultime istanze d’Arengo del semestre, ma il messaggio lanciato dall’Aula è chiaro: San Marino vuole l’Europa, ma senza rinunciare a voce e identità.