Residenze per motivi economici, accolta la proposta di Repubblica Futura per l’introduzione del criterio anagrafico (40 anni)

da | 18 Dic 2025

Prosegue – nella seduta serale di mercoledì 17 dicembre 2025 del Consiglio Grande e Generale – l’esame dell’articolato del Bilancio di previsione 2026-2028. 

QUI IL REPORT INTEGRALE A CURA DI ASKANEWS.

In apertura di seduta, Nicola Renzi (RF) annuncia gli esiti della trattativa tra maggioranza e opposizione per il raggiungimento di una mediazione riguardante gli emendamenti alla Legge di Bilancio, dopo il faccia a faccia svoltosi alle 19.30: “Si è svolto un incontro tra i partiti di opposizione e i partiti di maggioranza, nel quale abbiamo fornito un elenco di sei emendamenti per ciascuna forza politica, oltre ai due emendamenti presentati congiuntamente sul tema delle riprensioni. Ora la palla è nel campo della maggioranza e del Governo, che dovranno comunicarci se intendono arrivare a un accordo oppure proseguire con l’analisi dell’articolato come fatto fino ad ora. Tengo a sottolinearlo perché credo sia una manifestazione di responsabilità da parte nostra”.

L’esame riparte dall’emendamento aggiuntivo di un articolo 4-bis (respinto), proposto da Rete, che mira ad estendere i benefici della legge sull’imprenditoria giovanile anche ai giovani che avviano un’attività tramite codice operatore economico, superando il limite attuale riservato alle sole forme societarie. L’opposizione motiva la proposta con l’evoluzione del mercato del lavoro e con la diffusione di attività libero-professionali, soprattutto nel settore digitale, coerenti con la ratio originaria della legge, che è incentivare l’autonomia economica dei giovani. Giovanni Zonzini (Rete) sottolinea che oggi “il libero professionista non è automaticamente un soggetto ad altissimo reddito” e che l’emendamento consentirebbe a molti giovani di accedere a benefici fiscali e contributivi senza oneri rilevanti per lo Stato. Nicola Renzi (RF) evidenzia che si tratta di un semplice adeguamento normativo, ricordando che “non vi è un maggior o minor valore di un’attività in base alla forma giuridica con cui viene svolta”. Mirko Dolcini (D-ML) richiama invece un cambio culturale, affermando che è superata l’idea secondo cui il libero professionista, una volta avviato, sia automaticamente benestante, e giudica l’emendamento coerente con una visione più realistica dell’impresa e del lavoro autonomo. Antonella Mularoni (RF) sottolinea che l’emendamento va nella direzione di non lasciare i giovani “ai margini” e richiama la necessità di politiche più lungimiranti, affermando che “un Paese ha futuro solo se le nuove generazioni vedono possibilità di crescita al suo interno”. Giuseppe Maria Morganti (Libera) spiega che “è in corso di elaborazione un progetto di legge di iniziativa consiliare” dedicato in maniera significativa ai giovani, nel quale questo emendamento potrebbe trovare piena integrazione. Morganti ribadisce che non vi sono ostacoli politici alla proposta e che è “assolutamente importante” garantire ai giovani lavoratori autonomi gli stessi benefici oggi riconosciuti alle imprese e alle società, in un contesto economico in cui le nuove professioni si sviluppano sempre più attraverso il codice operatore economico.

L’articolo 4-ter, proposto con emendamento da Rete (bocciato), interviene sull’aumento e sul rafforzamento dei benefici previsti dalla legge sull’imprenditoria giovanile e sulle nuove attività nei centri storici. La proposta prevede l’innalzamento del prestito d’onore da 15.000 a 20.000 euro, l’estensione dell’IGR agevolata da sei a otto anni, l’aumento degli sgravi contributivi dal 50 al 60 per cento e del credito agevolato fino all’80 per cento, con la possibilità di triplicare i benefici fino a 60.000 euro per le imprese artigianali artistiche. Emanuele Santi (Rete) chiarisce che si tratta di un adeguamento prudente ma necessario, legato all’inflazione e ai costi cresciuti dal 2015, sottolineando che limitare i benefici ai primi sei anni rischia di renderli poco efficaci. Mirko Dolcini (D-ML) riconosce che l’emendamento non introduce misure eclatanti, ma individua nella valorizzazione dell’artigianato artistico-tradizionale un chiaro messaggio politico e culturale, perché queste attività rappresentano “le nostre radici” e una parte dell’identità del Paese. Enrico Carattoni (RF) condivide l’impostazione dell’adeguamento, ma richiama la necessità di una revisione complessiva delle agevolazioni fiscali, evidenziando la distorsione per cui realtà artigianali sopportano carichi maggiori rispetto a grandi imprese agevolate, e sollecita il Governo a un intervento organico per ristabilire equità. Matteo Zeppa (Rete) critica invece il metodo, denunciando l’assenza di una posizione chiara del Governo sugli emendamenti dell’opposizione e chiedendo che venga espresso almeno un orientamento esplicito, “un sì o un no, motivato”, per garantire dignità istituzionale al confronto parlamentare.

L’articolo 4-quater, proposto con emendamento da Rete (respinto), interviene sui requisiti di accesso ai benefici della legge sulla nuova imprenditoria, eliminando l’esclusione oggi prevista per le imprese a titolarità personale del settore artistico-tradizionale insediate nel centro storico di San Marino Città. La proposta mira a consentire anche a queste attività di accedere agli incentivi, con l’obiettivo di contrastare lo svuotamento del centro storico e la progressiva scomparsa dei mestieri tradizionali. Emanuele Santi (Rete) spiega che l’esclusione attuale è controproducente e che aiutare questi mestieri significherebbe “rivitalizzare il centro storico e il Paese”, valorizzando attività apprezzate anche dal punto di vista turistico. Mirko Dolcini (D-ML) inquadra l’emendamento in una visione di sviluppo che lega tradizione, cultura e attrattività turistica, sottolineando che vedere i mestieri antichi all’opera nei centri storici diventerà sempre più un elemento distintivo. Nicola Renzi (RF) sostiene la proposta ricordando che l’artigianato artistico ha storicamente caratterizzato la Repubblica e che oggi il vero nodo è anche la trasmissione dei saperi, per cui questo intervento rappresenta un primo passo positivo, pur richiedendo ulteriori strumenti come percorsi formativi e di apprendistato qualificato.

Mentre è in corso l’esame di un emendamento di Rete aggiuntivo di un articolo articolo 4-quinquies (bocciato), vengono chiesti cinque minuti di sospensione dei lavori. Alla ripresa, interviene Emanuele Santi (Rete) annunciando il mancato raggiungimento di un accordo con la maggioranza sullo sfoltimento degli emendamenti: “Abbiamo dato la disponibilità a ridurre la lista a sei emendamenti ciascuno, ma la maggioranza si è resa disponibile ad accoglierne pochissimi, nemmeno quattro. Questa proposta non ci può assolutamente soddisfare. Lo diciamo chiaramente: manca la volontà politica di venire incontro alle esigenze dell’opposizione. Gli emendamenti dell’opposizione sono stati praticamente tutti respinti e sono state accolte solo poche cose marginali, che per noi non rendono giustizia al lavoro svolto”. Concetti ribaditi anche da Nicola Renzi (RF): “A questo punto forse sarebbe stato meglio non sedersi nemmeno al tavolo, se questa doveva essere la risposta. Noi continueremo a portare avanti le nostre proposte e a spiegarle, perché c’è chi ha un’idea per il Paese e chi invece è soddisfatto di questa finanziaria”. Gli fa eco Gaetano Troina (D-ML): “Sicuramente il primo dato da rilevare è un cambio di passo rispetto a ieri, perché se ieri l’approccio era quello di discutere esclusivamente in Aula, oggi almeno questo approccio è leggermente cambiato, e lo registriamo. D’altra parte è vero che, a fronte di tantissime proposte presentate, ne siano state prese in esame o considerate interessanti davvero poche”. Pronta la replica di Massimo Andrea Ugolini (PDCS): “Non abbiamo guardato alla provenienza politica delle proposte, ma abbiamo cercato di valutarne il contenuto. Il confronto, chiaramente, andrà avanti, ferma restando la necessità di mantenere coerenza con l’impianto della legge, così come definito sia in prima che in seconda lettura. Da parte nostra c’è quindi disponibilità a continuare a ragionare, mantenendo l’approccio che è stato adottato fino a questo momento”. Una puntualizzazione viene fatta da Matteo Zeppa (Rete): “Mi giunge voce che sulla riprensione ci sia stato il vero motivo di scontro anche all’interno della maggioranza”.

Da parte di Repubblica Futura arriva la proposta di un emendamento per introdurre un criterio anagrafico per l’accesso alla residenza per motivi economici, prevedendo che il richiedente abbia meno di quarant’anni, con l’obiettivo di attrarre imprenditori e manager in età attiva e favorire un radicamento stabile nel Paese. Enrico Carattoni (RF) chiarisce che la proposta intende rispondere anche al calo demografico, evitando che San Marino diventi attrattiva solo per pensionati e puntando invece su famiglie e giovani che possano creare relazioni, lavoro e continuità sociale. Mirko Dolcini (D-ML) condivide l’impostazione, ritenendo che l’insediamento in età più giovane favorisca un legame duraturo con il territorio e possa incidere, seppur indirettamente, anche sul tema della natalità. Marinella Loredana Chiaruzzi (PDCS) riconosce che la scelta del limite anagrafico è una legittima opzione politica, ma esprime perplessità sull’eliminazione delle garanzie economiche, ricordando che fideiussioni o investimenti immobiliari servono a tutelare lavoratori e Stato. Emanuele Santi (Rete) inquadra la proposta nel contesto dell’inverno demografico e delle politiche sulle residenze, sostenendo che oggi il Paese ha bisogno di attrarre imprenditoria giovane e coppie, pur sottolineando che il tema richiede una riflessione più ampia e strutturata. Giuseppe Maria Morganti (Libera) richiama con forza il tema della denatalità, osservando che la piramide demografica del Paese “oggettivamente fa paura” e giudicando positivo il segnale verso i giovani imprenditori, pur ribadendo che la rimozione della fideiussione non è condivisibile e dovrebbe essere oggetto di un confronto più ampio sull’intero impianto normativo.

Vengono sospesi i lavori per tentare una mediazione sull’emendamento. Viene quindi concordata una nuova versione condivisa dell’emendamento presentato da Repubblica Futura. “In sintesi, l’articolo rimane così come era stato presentato da Repubblica Futura, fatta salva la reintroduzione dell’obbligo di fideiussione per coloro i quali intendano aderire a questo tipo di richiesta” spiega Enrico Carattoni (RF). L’emendamento è approvato all’unanimità con 43 voti favorevoli.

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