Nel procedimento per l’omicidio di Pierina Paganelli, la cui morte avvenne il 3 ottobre 2023 nel garage di via del Ciclamino a Rimini, arriva un nuovo tassello tecnico destinato a pesare nel dibattito processuale. La consulenza fonica disposta dal Tribunale ha concluso che le voci registrate dalla telecamera installata nel box di un condomino non sono attribuibili a persone specifiche.
È una constatazione che incide direttamente sulla domanda più delicata del processo: chi parlava nel garage la sera dell’omicidio e la mattina successiva, quando il corpo dell’anziana venne scoperto dalla nuora, Manuela Bianchi?
Secondo la relazione del consulente del Tribunale, Massimo Visentin, affiancato dagli esperti del RIS di Roma, Claudio Ciampini e Davide Zavattaro, le condizioni tecniche del segnale audio erano troppo compromesse per consentire un confronto affidabile. I periti definiscono i campioni “drasticamente inferiori ai requisiti minimi” richiesti da qualsiasi metodo comparativo: durata limitata, intensità insufficiente, rapporto segnale/rumore sfavorevole.
Ne deriva l’impossibilità di stabilire se le voci udite nelle registrazioni possano appartenere a Louis Dassilva, unico imputato per l’omicidio e legato da una relazione extraconiugale proprio con Manuela Bianchi, o a membri della famiglia della donna, tra cui il fratello Loris Bianchi.
La conclusione, notificata alle parti, non conferma la precedente consulenza della squadra mobile, che aveva ritenuto “attribuibili” – una maschile e una femminile – alcune delle voci presenti nella registrazione effettuata la mattina del ritrovamento del corpo.
L’esito della perizia sarà discusso nell’udienza del 16 dicembre, davanti al gip Vinicio Cantarini, nell’ambito dell’incidente probatorio avviato per definire la natura e la qualità dei suoni captati dalla telecamera.
Nel frattempo il procedimento principale, celebrato davanti alla Corte d’Assise, prosegue il suo corso: la prossima udienza è fissata per il 15 dicembre, alla vigilia della discussione tecnica sui risultati fonici.
Il nodo delle voci resta dunque irrisolto, sospeso in un terreno che i periti definiscono oscillante “tra il verosimile e il possibile”, ma incapace di offrire – allo stato attuale – una risposta certa. Un elemento che si annuncia centrale nelle valutazioni future sul caso che da oltre due anni tiene alta l’attenzione dell’opinione pubblica riminese.




