Da anni USL partecipa con continuità al calendario delle iniziative del 25 novembre, una rete di appuntamenti coordinati dall’Authority per le Pari Opportunità, alla quale il sindacato riconosce un ruolo fondamentale di guida e coordinamento. Anche quest’anno la partecipazione non è mancata e, complice l’istituzione nella scorsa primavera del nuovo Osservatorio VeM e del Punto di Ascolto, il focus scelto da USL si è concentrato in particolare sul tema delle molestie e delle violenze nel mondo del lavoro. Il titolo dell’evento, già emblematico, era “Violenze di genere, un problema economico, non soltanto sociale”.
L’incontro si è svolto in presenza il 17 novembre e verrà riproposto il 25 novembre sui canali social del sindacato.
Il dibattito ha visto la partecipazione di numerosi relatori: oltre alla Segretaria Generale Francesca Busignani, che ha guidato l’assise, sono intervenuti il Direttore di ILO Italia e San Marino Gianni Rosas, la neoeletta Presidente del Comitato Donne Etuc Rossella Benedetti, il Segretario della Federazione Servizi e Commercio Marco Santolini e il Responsabile dell’Osservatorio VeM Mattia Bastianelli.
«È chi aggredisce a dover essere punito, non chi subisce»
Nel suo intervento di apertura, Busignani ha posto l’accento su un paradosso che, purtroppo, rimane ancora oggi drammaticamente attuale. Ha affermato:
“È intollerabile che nel 2025 chi subisce violenza nei posti di lavoro, spesso per difendere la propria incolumità anche psicologica, non possa, in prevalenza, fare altro che dimettersi, rinunciando alla propria fonte di sostentamento e non potendo nemmeno accedere agli ammortizzatori sociali. Aleggia dunque un senso di impunità che va combattuto in ogni modo perché è chi aggredisce a dover essere punito e allontanato, non è accettabile che avvenga il contrario.”
Parole nette, che delineano un quadro ancora lontano dall’essere risolto. L’urgenza di un intervento normativo è stata condivisa anche dal Segretario per gli Affari Interni Andrea Belluzzi, presente all’evento, che ha rimarcato la necessità di far progredire i diritti dei lavoratori anche alla luce dell’avanzare delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale, strumenti che, se non regolati, rischiano di indebolire ulteriormente chi si trova in posizioni vulnerabili.
A sostegno della stessa visione si è espresso anche Stiven Ciacci, Segretario particolare del Segretario per il Lavoro Bevitori, sottolineando il dovere di “continuare a far rete” per mettere in campo ogni azione utile a contrastare la violenza.
«Luoghi di lavoro ostili impediscono alle vittime di restare o fare carriera»
L’intervento del Direttore ILO, Gianni Rosas, ha portato la discussione sul piano concreto delle dinamiche lavorative. La sua denuncia è stata chiara:
“È intollerabile – ha detto – che alla fine dei conti a rimetterci siano le vittime, ovvero coloro che la violenza la subiscono. Questo accade tramite demansionamento o allontanamento. Anziché adottare provvedimenti disciplinari nei confronti degli aggressori, non facendo nulla, non prendendo alcun provvedimento, si allontanano le vittime.”
Rosas ha ricordato che dal 2019 esiste la Convenzione ILO n.190, ratificata da San Marino nel 2022, che all’articolo 9 stabilisce la responsabilità dei datori di lavoro nell’attivare meccanismi sicuri di segnalazione, garantendo riservatezza e protezione.
“Nei codici di condotta devono essere chiariti questi aspetti”, ha ribadito, richiamando la necessità di adeguare il quadro lavoristico e rafforzare i protocolli aziendali.
«Le donne non se ne vanno perché incapaci: se ne vanno perché gli ambienti non sono sicuri»
Molto incisivo anche l’intervento della dott.ssa Rossella Benedetti, che ha posto un accento particolare sul costo economico, oltre che umano e sociale, della violenza. Ha affermato:
“Se non vengono presi provvedimenti nei riguardi degli aggressori e la permanenza nel mondo del lavoro diventa fonte di grave stress a livello fisico e anche psicologico, la vittima alla fine se ne va anche quando non potrebbe permettersi di rimanere senza un lavoro. Questo comporta gravi perdite economiche non soltanto per la vittima ma pure per l’azienda che perde una persona formata, con competenze, su cui sapeva di poter contare.”
Da qui un’osservazione fondamentale, spesso ignorata nel dibattito pubblico:
“Quando ci si lamenta che in determinati settori le donne non ci sono, bisognerebbe chiedersi perché. Se una donna reputa un luogo di lavoro non sicuro, alla fine decide di ritirarsi. Non è vero ad esempio che le donne non sono brave in matematica, è vero il contrario. Determinati ambienti di lavoro risultano però inaccessibili ad una donna che alla fine preferisce andare ad insegnare. Questo a discapito dell’innovazione che le donne portano e che stanno alla base stessa della competitività.”
«I danni della violenza possono essere irreversibili»
Le conclusioni sono state affidate a Marco Santolini e Mattia Bastianelli, che hanno illustrato alcune evidenze emerse dal lavoro dell’Osservatorio VeM:
“Dati e numeri alla mano – hanno detto – dall’esperienza dell’Osservatorio abbiamo visto che talvolta i danni della violenza sono irreversibili perché chi la subisce spesso non trova mai più la forza di cercare un’altra occupazione e si allontana per sempre dal mercato del lavoro. Per questo è nostro preciso dovere attuare tutti quegli strumenti che non solo rafforzino le tutele ex post ma che prevengano ogni sorta di prevaricazione sull’altro”.




