Figlio di chef misanese assassinato in Turchia: attesa sentenza per l’omicidio di Mattia Ahmet Minguzzi

da | 20 Ott 2025

Domani sarà il giorno della verità. Al tribunale di Istanbul è attesa la sentenza per l’omicidio di Mattia Ahmet Minguzzi, il quattordicenne figlio dello chef misanese Andrea Minguzzi e della violoncellista Yasemin Akincilar, accoltellato alla fine di gennaio in un mercatino della capitale turca mentre stava acquistando accessori per lo skateboard. Quattro i minorenni alla sbarra, accusati a vario titolo di omicidio premeditato e favoreggiamento. Il pubblico ministero ha chiesto 24 anni di reclusione per tutti.

L’ultima udienza, la quinta, si è svolta in un clima molto teso. La madre della vittima, figura nota della scena musicale turca, è scoppiata in lacrime e ha urlato verso i giovani imputati. Proprio lei, in questi giorni, è tornata a parlare con i media nazionali raccontando di aver ricevuto più proposte per trasformare la vita del figlio in una serie animata dedicata ai ragazzi, proposte che ha deciso di accettare. Le sue parole, divenute rapidamente virali, sono state riportate fedelmente: “Siamo in trattativa con alcune emittenti televisive. Abbiamo ricevuto offerte per raccontare la vita di Ahmet in un cartone animato e le abbiamo accettate. Spero di fare la voce fuori campo”. E ancora: “Il mio obiettivo è impedire che altri bambini vengano privati della loro vita. Prego per Ahmet ogni giorno”.

Nel frattempo, anche l’Italia ha voluto rendere omaggio al giovane scomparso. Il Comune di Misano Adriatico ha deliberato l’intitolazione di una sala della biblioteca comunale alla sua memoria. Un’iniziativa analoga è stata replicata anche in Turchia, questa volta in un parco pubblico della città di Gölcük, dove da pochi giorni campeggia una nuova insegna con la scritta “Mattia Ahmet Minguzzi Skate Park”. Il vecchio ingresso è stato smontato e sostituito con un portale in metallo che riporta il nome del ragazzo. All’interno, sui muri, spicca un enorme graffito con il suo volto, realizzato dal collettivo “sokaksanaticom”. Il luogo che Mattia avrebbe desiderato per sfrecciare sulle rampe è diventato un monumento. In Turchia lo chiamano “il parco che piange e sorride”.

Sul fronte giudiziario, il processo è arrivato alla fase decisiva. Inizialmente gli imputati erano due, poi gli inquirenti hanno identificato altri due minorenni che, secondo la ricostruzione, pur non avendo inferto materialmente i colpi mortali, avrebbero agito in concorso trattenendo la vittima o favorendo la fuga. La Procura parla di concorso pieno. I legali della famiglia hanno sollecitato una condanna severa, non solo per punire i responsabili ma per lanciare un messaggio a tutti gli adolescenti turchi e non solo. La speranza dichiarata dai familiari è che “nessuno sfugga alle proprie responsabilità”.

Intorno al processo non sono mancati atti di pressione. Prima dell’estate, la polizia turca ha arrestato otto persone, accusate di aver minacciato la famiglia Minguzzi e il loro avvocato. Un comportamento definito sistematico dagli investigatori, al punto da far aprire un fascicolo per “crimine organizzato”. Un altro arresto è stato eseguito lo scorso 15 aprile, quando un uomo di 67 anni è stato fermato e rinviato a giudizio con l’accusa di aver sradicato i fiori e violato la tomba del giovane Mattia. Per lui è stata richiesta una pena fino a quattro anni.

Domani, a Istanbul, arriverà la sentenza. Per la famiglia di Mattia sarà un passaggio giudiziario fondamentale, ma non la fine di un percorso. La memoria del ragazzo continua a vivere, tra le iniziative nate in suo nome e un cartone animato che potrebbe portare il suo sorriso a tanti altri ragazzi.

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