“Autorizzano spese senza avere i soldi”: Repubblica Futura attacca la delibera su SMaC 3.0

da | 19 Ott 2025

La delibera del Congresso di Stato del 14 ottobre 2025 n. 2, relativa al “Progetto di sviluppo SMaC 3.0”, finisce nel mirino di Repubblica Futura, che in una nota pubblica definisce il provvedimento «una delle tante perle della gestione gattiana del bilancio».

Al centro della contestazione c’è lo stanziamento di 190.000 euro destinati all’aggiornamento tecnologico del sistema SMaC, in particolare alla trasformazione del POS nello strumento principale di certificazione fiscale tramite la nuova App SmPay. Il governo ha infatti incaricato la Ragioneria Generale dello Stato di integrare lo stanziamento relativo al capitolo “Trasferimento a Poste San Marino S.p.A. per acquisto beni strumentali San Marino Card”, ma secondo Repubblica Futura il problema è che quelle risorse al momento non esistono.

Il passaggio contestato è netto:

«Il Congresso di Stato manda alla Ragioneria Generale dello Stato, in sede di Variazione al Bilancio di Previsione per l’esercizio finanziario 2025, di integrare lo stanziamento […] di euro 190.000,00 (centonovantamila/00).»

Per RF si tratta di un metodo pericoloso, definito con toni critici ma concreti:

«È normale in una equilibrata gestione del bilancio dello Stato, considerando entrate e uscite, adottare un progetto di spesa senza avere soldi? Nel mondo ideale di Marco Gatti sì.»

Il partito sottolinea come la delibera sia stata approvata «mentre Gatti e Fabbri hanno la valigia in mano o magari sono già in volo per Washington», e che il via libera alla spesa sia avvenuto nonostante «contemporaneamente lo stesso Congresso di Stato abbia deliberato 50 milioni di nuovo debito pubblico, con un decreto “fatto ma subito modificato”».

Il riferimento è alla delibera n. 20 del 14 ottobre 2025, relativa all’emissione di titoli del debito pubblico al tasso fisso del 2%.

Secondo RF, il progetto SMaC 3.0 è stato approvato «in meno di 24 ore», dopo la semplice presentazione della proposta avvenuta il 13 ottobre, e senza alcuna verifica della copertura finanziaria. Il governo avrebbe autorizzato «una spesa pari a circa l’1% dei venti milioni di tasse che Gatti ci imporrà dal 2026» senza che vi fosse disponibilità immediata dei fondi.

La nota utilizza una metafora aziendale:

«È come se il CdA di un’azienda autorizzasse in meno di 24 ore un progetto dal costo importante ma senza soldi, confidando che la banca — in questo caso il Consiglio Grande e Generale — lo finanzierà.»

Il concetto viene ribadito in chiusura, con un attacco diretto alla gestione economica del governo:

«Una corretta gestione del bilancio dello Stato si fa con la pianificazione delle spese, progetti che non si approvano in poche ore quando non ci sono i soldi. Con Marco Gatti siamo ai debiti e alle cambiali, tanto alla fine pagheremo noi con le tasse.»

Repubblica Futura parla di “sconcerto” e definisce il metodo adottato «scriteriato e poco rispettoso per i soldi che si chiederanno al Paese».

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