Nel procedimento in corso davanti alla Corte d’Assise per l’omicidio di Pierina Paganelli, uccisa il 3 ottobre 2023 a Rimini, al di là delle questioni giudiziarie emerge un ulteriore fronte: quello del clima attorno al processo, dentro e fuori dalle aule. A denunciarlo è Chiara Saponi, figlia della vittima, che ha affidato all’ANSA un appello sintetizzato in un concetto chiaro:
“Chiediamo solo un po’ di umanità e rispetto visto che ci troviamo in Tribunale e si sta parlando di una donna e una mamma uccisa.”
Le sue parole arrivano alla vigilia della seconda udienza del processo contro Louis Dassilva, unico imputato. Secondo Chiara, durante la prima udienza si sarebbero verificati atteggiamenti non consoni al contesto:
“Francamente durante la prima udienza abbiamo visto poca empatia per l’unica vera vittima di questa vicenda. Se l’empatia non ce l’hai, non posso importela, ma il rispetto in aula sì, non tanto per noi ma for il luogo e il tema grave in esame.”
La figlia di Pierina descrive nel dettaglio quanto osservato in aula:
“In aula ho visto occhiolini e risatine, baci a distanza e sventolii di ventagli.”
Il riferimento è al comportamento di Valeria Bartolucci, moglie dell’imputato, presente in aula come sostenitrice del marito.
Chiara ricorda la difficoltà di assistere al processo:
“Ogni volta che durante l’udienza sentivo parlare di vittima, fendenti e aggressioni, mi stringeva il cuore e dovevo assistere ad una così marcata assenza di umanità. Vorrei ribadire che in questa vicenda c’è una sola vittima ed è mia mamma.”
Il disagio, spiega, non riguarda solo l’aula di giustizia:
“Per noi figli è già dura non averla più, e poi nella vita di tutti i giorni ti arrivano sassate, commenti crudeli contro di noi. Ci dicono che ci dobbiamo vergognare, ma di cosa? Questo è il mondo alla rovescia dove la famiglia della vittima viene colpevolizzata e l’imputato coccolato.”
Chiara conferma la propria convinzione sul responsabile:
“Io sono convinta che ad uccidere mia mamma sia stato Dassilva perché ho letto l’indagine del pm Daniele Paci e tutto porta a lui.”
In udienza, racconta, ha provato a incrociare lo sguardo dell’imputato:
“Durante l’udienza ho tentato di incrociare lo sguardo dell’imputato ma lui non ci ha mai guardato. Chi ha ucciso mia mamma nel buio in quel modo, per me, è solo un vigliacco e continua a comportarsi così.”
Una delle prove considerate rilevanti dalla pubblica accusa potrebbe essere l’audio dell’aggressione:
“So già che sarò avvisata e uscirò dall’aula: il dolore è troppo forte ma chi ha fatto urlare così mia mamma merita l’ergastolo.”




