Ci sarebbe già un primo fronte parallelo al processo per l’omicidio di Pierina Paganelli, e riguarda il mondo dei social e dei commenti online. Secondo quanto riferito dai legali della famiglia della donna uccisa nel garage di via del Ciclamino a Rimini il 3 ottobre 2023, esisterebbero già “decine di indagati” nell’inchiesta avviata a seguito dell’esposto-querela contro i cosiddetti leoni da tastiera, responsabili – secondo l’accusa – di aver messo in atto una vera e propria campagna di delegittimazione nei confronti dei familiari della vittima.
A muoversi sono gli avvocati Monica e Marco Lunedei e Alfredo Andrea Scifo, che hanno depositato un ampio dossier contenente commenti, video e contenuti pubblicati sul web. Un materiale che, a loro dire, non si limiterebbe alla libertà di opinione, ma rientrerebbe in «una ben precisa strategia difensiva tesa ad abusare della credulità popolare, manovrare l’opinione pubblica e influenzare il processo».
Una linea argomentativa che l’avvocata Monica Lunedei ribadisce con chiarezza: «È una strategia mediatica che emerge dagli atti di indagine. La leggiamo nei documenti come le intercettazioni perché Valeria Bartolucci la riferisce al marito, Louis Dassilva unico indagato per l’omicidio, durante i colloqui in carcere. L’abbiamo vista in tv, questa strategia e su alcuni canali YouTube che hanno attinto a mani basse dai consulenti di difesa ottenendo degli atti o delle informazioni distorte e parziali. Si attacca la nipote di Pierina che all’epoca era minorenne suggerendo un suo coinvolgimento nell’omicidio. Del resto è la stessa Bartolucci che ripete da mesi che lei è convinta che siano stati in due o tre ad uccidere Pierina. Assurdità messe in rete con un preciso intento di influenzare il processo. C’è una vera e propria aggressione nei confronti della famiglia della vittima che non può più essere tollerata».
Sul fronte giudiziario parallelo, la Procura della Repubblica di Rimini, con la sostituta procuratrice Alessia Mussi, ha aperto un fascicolo specifico sugli attacchi in rete. L’inchiesta – spiegano fonti vicine al procedimento – si starebbe estendendo “a macchia d’olio”, anche grazie alle segnalazioni giunte da altri legali che si sono uniti all’azione. Diversi nomi sarebbero già stati iscritti nel registro degli indagati.




