Mattinata intensa quella di martedì 14 ottobre per la Commissione Consiliare Speciale per le riforme istituzionali, che ha dedicato l’intera sessione all’audizione di Piero De Luca, avvocato, docente universitario e deputato della Repubblica italiana, chiamato a illustrare — come lui stesso l’ha definita — una vera e propria “cassetta degli attrezzi” comparata tra ordinamento italiano e diritto dell’Unione Europea, con numerose indicazioni operative rivolte a San Marino in vista dell’Accordo di associazione con l’UE.
De Luca ha iniziato chiarendo in modo sistematico la struttura delle fonti europee, distinguendo tra quelle primarie — Trattati e Carta dei diritti fondamentali — e quelle derivate — regolamenti, direttive, decisioni. “I regolamenti si applicano direttamente; le direttive vincolano il risultato e, se chiare e incondizionate, ammettono un effetto diretto verticale in caso di mancato recepimento”, ha ricordato. E in caso di conflitto tra norme, la priorità è netta: “Il giudice disapplica la norma interna incompatibile con quella europea”. Per questo, ha insistito, è indispensabile costruire formazione continua e una rete stabile tra magistratura, avvocatura sammarinese e Corte di giustizia europea.
Sul piano istituzionale, l’esperto ha sottolineato che l’ingresso nell’acquis comunitario comporta un rafforzamento del ruolo del Consiglio Grande e Generale: controllo di sussidiarietà, tempi di esame più rapidi — otto settimane — e, nella cosiddetta fase discendente, l’introduzione di una “Legge di delegazione europea” periodica, una o due volte l’anno, per recepire direttive e norme di attuazione. A questa dovrebbe affiancarsi una “Legge europea” finalizzata a chiudere eventuali procedure di pre-infrazione. Ma il punto, per De Luca, è partire subito: “Serve un presidio per lo screening degli allegati dell’Accordo e un portale pubblico sulla normativa UE. È un lavoro pluriennale: meglio partire ora”.
L’intervento ha suscitato reazioni immediate tra i commissari. Nicola Renzi (Rf), presidente della Commissione, ha lanciato l’allarme: “Siamo in ritardo. Dobbiamo aggiornare il ‘semaforo’ sull’acquis e valutare il recepimento dinamico. L’accordo è l’estrinsecazione della nostra sovranità: saremo all’altezza?”. Sulla stessa linea Mirko Dolcini (Domani – Motus Liberi), che ha insistito: “Va attivato subito il presidio sugli allegati: l’impatto iniziale è il più critico”.
Dal Psd, Paolo Crescentini ha ricordato l’ordine del giorno che incarica il Segretario agli Interni di predisporre una relazione-organigramma su pubblica amministrazione, recepimento, formazione e autorità di controllo: “Arriva in Consiglio nella prossima sessione”. Il collega Luca Lazzari ha messo l’accento su centralità del Consiglio e carichi di lavoro crescenti: “Servono competenze e un modello organizzativo adeguato”.
Per il Pdcs, Gian Carlo Venturini ha proposto di semplificare la ratifica dei decreti delegati introducendo un parere preliminare in Commissione. Mentre Iro Belluzzi (Libera) ha insistito sulla cooperazione strutturata con l’Italia e su strumenti di trasparenza democratica: “Un portale è essenziale perché la conoscenza è democrazia”.
Il messaggio finale di De Luca ha raccolto largo consenso: “Partire subito con screening e formazione: è un’opportunità enorme, economica e di diritti”.
In chiusura, la Commissione ha conferito mandato ai presidente per proseguire il lavoro con la Commissione di Venezia, in vista dell’incontro preparatorio del 12 novembre e dell’audizione del 2 dicembre. Un percorso che si annuncia impegnativo — ma ormai ufficialmente avviato.




